L’ultima delle quattro ballate composta da Chopin, l’Op. 52 in fa minore, è senza dubbio la più complessa. In essa ritroviamo più di un riferimento ad altre forme compositive, la forma-sonata, la forma tema e variazioni o la forma-rondò. Un’introduzione dolente precede il primo tema, nella funerea tonalità di fa minore; sarà esso il grande protagonista della composizione. Lo sentiremo variato due volte, prima di approdare alle calme rive del secondo nucleo tematico, in maggiore, dolce e implorante. Il primo tema viene poi nuovamente variato una terza e una quarta volta. E’ in questa zona così frequentemente travagliata che, dopo un breve passaggio di collegamento, si spalanca il materno abbraccio del secondo tema, anch’esso variato. Cinque accordi, in maggiore, posti in estatica attesa, introducono invece la conclusione, tragica e violenta, assolutamente inaspettata e prepotentemente bella nella novità creata da un prologo così dissimile.
Pur senza cercare un nesso stretto tra composizione musicale e fatti biografici, ricordiamo, per correttezza di informazione, che il 1842, anno di composizione dell’opera, fu per Chopin fortemente drammatico. L’amico fraterno Jan Matuszynski morì infatti di tubercolosi polmonare proprio nell’appartamento che Chopin e George Sand occupavano a Parigi; da allora, incapace di vivere ancora in quel luogo, il musicista si trasferì da Rue Pigalle a Place d’Orleans.