Breve Analisi della Sonata Op. 2 n. 1 in Fa minore
Scritta da Ludwig Van Beethoven nel 1795 e dedicata al suo grande amico, collega e maestro Joseph Haydn, la Sonata Op. 2 n. 1 in Fa minore si compone di quattro movimenti, tutti nella medesima tonalità.
- Allegro
- Adagio
- Minuetto
- Prestissimo
Primo movimento – Allegro
L’Allegro si apre con l’utilizzo della tecnica denominata “Mannheim Rocket”, la rapida ascesa delle note di un accordo dalla linea di basso a quella di soprano, già precedentemente utilizzata da Mozart nel quarto movimento della sua Sinfonia n.40. Sebbene classificata come numero uno, questa celebre Sonata non è la prima scritta da Beethoven: fece infatti seguito alle Kurfǜrstensonaten WoO 47 che aveva scritto ad appena 13 anni.
Secondo movimento – Adagio
Per il secondo tempo Beethoven si servì dell’Adagio con espressione del Quartetto WoO 36 n.3 per pianoforte e archi, scritto nel 1785, nel quale il giovanissimo artista riusciva a far rivivere in modo personale il tipo dell’Adagio ornato che si incontra spesso in Haydn e in Carl Philipp Emanuel Bach. Il nucleo principale della composizione giovanile rimane invariato e Beethoven lo amplia semplicemente con nuovi episodi che denunciano appena una leggera frattura di stile.
Terzo Movimento – Minuetto
L’attacco del “Minuetto” avviene nello stesso registro usato per l’attacco dell’Adagio, con la stessa dinamica (piano) e con una disposizione analoga delle parti; ma basta l’uso dello staccato e la mancanza della didascalia dolce (che c’era invece nell’Adagio) per cambiare completamente la sonorità pianistica: è un esempio di come Beethoven sappia sfruttare le risorse timbriche del pianoforte.
Quarto Movimento – Prestissimo
La melodia dell’ultimo movimento deriva dal materiale tematico del primo tempo: è una prima prova dei sottili legami tematici che Beethoven stabilisce quasi sempre tra i tempi di una Sonata.