Brahms – La storia travagliata del primo Concerto

brahmsssLa prima grande composizione di Brahms mise in luce un giovane ancora incerto, pieno di idee, ma desideroso del conforto dei suoi amici più stimati e cari. In ogni istante fu combattutto tra le tante incertezze e la spinta compositiva semplice e spontanea del suo talento, tra i consigli del suo amico violinista e le conferme di Clara Schumann. Le prime notizie sul Concerto n.1 per pianoforte e orchestra di Brahms si trovano in una lettera del marzo 1854 in cui si parla di una sonata per due pianoforti: il primo movimento di questa composizione, riscritto negli anni seguenti 1855 e 1856, diventerà il primo movimento del concerto. E’ dello stesso periodo la lettera in cui Brahms annuncia a Schumann di aver cominciato a scrivere una sinfonia in Re minore, ma contemporaneamente in un altro scritto, egli descrive a Clara Schumann un sogno in cui trasforma il materiale della sinfonia in un concerto per pianoforte, opera grandiosa e ricca di difficoltà che giunta al termine lo appaga completamente. La stesura di questa composizione fu estremamente faticosa. Nell’aprile del 1856 Brahms spedì a Joachim, violinista di talento ed amico, il primo movimento per averne un suo parziale parere: egli lo esaminò accuratamente, chiedendo al giovane compositore anche le altre parti, ed espresse il suo apprezzamento seppure con qualche perplessità. Clara Schumann scrisse: “Johannes ha composto uno splendido primo movimento di concerto che mi ha estasiata con la grandezza e la bellezza della sua melodia”. E successivamente scrisse: “Johannes ha finito il suo concerto; noi lo abbiamo suonato molte volte a due pianoforti”. Nel gennaio dell’anno seguente Brahms inviò nuovamente a Joachim il primo movimento rimaneggiato, oltre all’Adagio e al Rondò. Le parole che accompagnarono il manoscritto esprimevano trepidazione e lasciavano trasparire chiaramente come l’ansia di scrivere un capolavoro lo rendesse inquieto e titubante: “Non devi assolutamente preoccuparti di fare al Rondò anche grossi tagli, io so che se ci saranno non avrai potuto evitarli. L’Adagio è un’altra cosa. Io spero di aver scritto un Adagio veramente bello! Dimmi la tua vera opinione a riguardo. Se ti piacerà mostralo alla nostra cara amica Clara Schumann; altrimenti non farlo”. Il fitto carteggio durò ancora per tutto il 1857. Ogni volta Brahms chiedeva consigli e Joachim analizzava e proponeva suggerimenti. Dopo un impegnatissimo lavoro fatto di correzioni e modifiche Joachim in una lettera del 7 maggio scriveva: “Il tuo concerto mi procura una grande gioia ora che lo vedo finalmente completo; il movimento finale è di livello superiore rispetto agli altri due…”; e ancora : “E’ colmo di carattere e di immaginazione, è stato perfezionato con affetto”. Nel febbraio del 1858 un ennesimo ripensamento condusse Brahms ad operare ulteriori modifiche di cui naturalmente chiese conferma all’amico Joachim: “Ho modificato ancora il primo movimento. Purtroppo non ho potuto ‘tagliare’ con la serenità che avrei voluto; è cresciuto così intrecciato!”.

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