Sono entrati nel linguaggio comune termini come MP3 o WMA, ma anche FLAC o APE. Sono tutti standard di codifica audio che identificano i formati con cui si conservano le informazioni sonore. Questi archivi digitali possono essere riprodotti dai nostri PC, dai lettori da tasca o da apposite stazioni multimediali. E’ frequente trovare riproduttori in grado di “leggere” files MP3, che è il formato più diffuso in assoluto, ma è bene sapere che formati come il FLAC o l’APE o l’AAC sono molto più “interessanti” dal punto di vista dell’ascolto in quanto possono contenere più informazioni. All’interno della famiglia MP3, distinguiamo poi, a parità di codec (giusto perché non esiste un solo algoritmo MP3) differenti livelli di qualità, per cui possiamo avere files a 128,256,320 che è un numero indicativo delle informazioni che in ogni secondo vengono elaborate e riprodotte. Se volessimo confrontare, a partire da uno stesso brano musicale, due files differenti, ovvero codificati in modo diverso, per avere la misura della “bontà” del tipo di codifica, potremmo già partire da un’indicazione semplicissima: la dimensione. E’ evidente che un file di pochi kbyte conterrà meno informazioni di uno più grande. Non lasciamoci ingannare dal fatto che possano esistere codec particolarmente efficaci o efficienti. Un’informazione che non c’è non si ricostruisce, questa è la base degli algoritmi stessi e di ogni tipo di compressione digitale sia essa audio, video, testuale o fotografica.