Giù il cappello, signori! Ecco un genio!
Nella terza decade del XIX secolo, Liszt, Kalkbrenner, Hiller e lo stesso Chopin davano spettacolo con il loro straordinario talento nella capitale francese. Prima di allora Chopin aveva ottenuto entusiastici consensi anche in altre capitali europee: a Vienna l’esecuzione delle sue variazioni sul tema “Là ci darem la mano” provocò tra l’altro il noto articolo di Schumann che esordiva con l’esclamazione: “Giù il cappello, signori! Ecco un genio!”.
Schumann, che fu un attento e acuto interprete della musica del compositore polacco, così scrisse in una sua recensionedel 1836: “…se il potente autocrate del nord sapesse come nella opere di Chopin, nelle semplici melodie delle sue mazurke, lo minacci un pericoloso nemico, egli proibirebbe la sua musica. Le opere di Chopin sono cannoni sepolti sotto i fiori. In questa sua origine, nel destino della sua terra riposa dunque la spiegazione dei suoi pregi, come pure dei suoi difetti. Tale è l’impronta di spiccata nazionalità delle prime composizioni di Chopin”.
L’undici ottobre del 1830 la prima esecuzione di questo Concerto riscosse un grande successo. Con quest’opera ci troviamo dinanzi a un’immagine diversa di Chopin. Oltre ad affrontare un lavoro di dimensioni notevolmente impegnative, se confrontate con le sue abituali composizioni, il musicista si cimenta con l’orchestra. La matrice stilistica di quest’opera ci appare di stampo mozartiano tanto nella ricerca di un accostamento equilibrato dei vari incisi ritmici quanto nel desiderio di non creare fratture tendendo ad una continuità logica ed espressiva. Il concerto venne scritto nel 1830, per piano solo, flauti, oboi, clarinetti, fagotti, corni, trombe, trombone tenore, timpani e archi.