Beethoven – Sonata n.23 in Fa minore op.57 – Scritta tra il 1804 e i primi mesi del 1805 e dedicata al conte Franz von Brunswick, intimo amico dell’autore. Il titolo, “Appassionata”, appare soltanto in un’edizione del 1838 e probabilmente Beethoven non ne fu mai a conoscenza. Esiste un legame tra l’opera ed una passione amorosa del compositore che notoriamente soffriva spesso di pene d’Amore.
In quegli anni il maestro impartiva lezioni di pianoforte alle due sorelle Brunswick, le già nominate Therese e Josephine; secondo i biografi più attendibili pare che quest’ultima fosse l’amata e non, come si credette in precedenza, la sorella. Quando conobbe Beethoven, Josephine era promessa sposa al cinquantenne conte Joseph Deym; il matrimonio fu infelice ed essa si trovò nel 1804 improvvisamente vedova con quattro figli e in condizioni economiche precarie.
Beethoven, dopo la cocente delusione procuratagli dall’abbandono di Giulietta Guicciardini, si rivolse a lei proprio in quegli anni, accarezzando progetti matrimoniali. La diffidenza della famiglia Brunswick, determinata probabilmente da pregiudizi di casta, oltre che da considerazioni sullo stato economico e di salute del compositore, impedirono la celebrazione delle nozze; Josephine andò all’altare una seconda volta con il barone Cristoph Staekelberg, contraendo un matrimonio ancor più sfortunato del primo.
I rapporti tra Josephine e Beethoven comunque non si interruppero, anzi, come abbiamo detto, pare che le famose lettere all’immortale amata, collocabili all’incirca nel luglio del 1812, siano con buona probabilità dedicate a lei. Alcuni studiosi affermano che Beethoven sia addirittura il padre dell’ultima figlia di Josephine, nata nel 1813.
Primo Movimento – Allegro Assai
Il carattere drammatico e carico di passione lo si avverte sin dalle prime battute, quando il tema viene scandito all’unisono dalle due mani senza alcun accompagnamento. L’atmosfera diventa rarefatta e fremente, la melodia sale, per poi precipitare di schianto e dare subito spazio e una ripresa frenetica del tema A, questa volta arricchito da armonie dense e vibranti. La seconda idea si presenta come un’isola di quiete nel turbine dei sentimenti agitati dalla prima idea e come un polo che potremmo definire simmetrico, perché questo Allegro Assai non consta di due soli nuclei tematici, ma almeno di tre, se non di cinque come altri hanno voluto vedere. La dialettica agitata in cui si muovono i tre elementi è l’anima di questo primo tempo, dove assistiamo a una vera e propria evoluzione tragica della materia musicale. L’antitesi tra due temi contrapposti, lo sviluppo e la ripresa intesi come momenti esclusivamente formali qui si fondono e si concretizzano in un unico poema lirico che si esprime in tutte le sue sfaccettature, in un divenire grandioso.
Secondo Movimento – Andante con Moto
Il secondo tempo, Andante con Moto, è costruito sopra una semplice melodia ed è in forma di temi e variazioni. In un panorama totalmente trasfigurato, Beethoven ci conduce lungo una strada piana e priva di insidie; la prima variazione è caratterizzata dal ritmo sincopato; la seconda da un fluido movimento della mano destra; la terza acquista ancora maggior ampiezza estendendosi sempre più verso l’acuto.
Terzo Movimento – Allegro, ma non troppo e Presto
Il ritorno del tema funge da collegamento con l’Allegro ma non troppo, terzo e ultimo tempo che inizia subito senza interruzione. Un accordo dissonante, ribadito con ritmo martellante, dà l’avvio a uno dei pezzi beethoveniani più irruenti e ricchi di sentimento, in cui turbinano temi ora disperati, ora di ribellione, con energia inesauribile. Tutto è animato da una vitalità incessante che travolge l’ascoltatore e lo rende protagonista di questo dramma universale. Lo scorrere agitato di questo finale sfocia in un Presto perentorio come una fanfara militare. Dopo le prime battute, in cui le due mani eseguono accordi simultaneamente, la mano destra si libera in rapidissimi passaggi sotto cui la mano sinistra ribadisce ancora una volta la drammaticità del momento con accordi arpeggiati e tenuti. In una progressiva ascesa verso l’acuto si giunge all’apice della tensione da cui prenderà energia la grande discesa finale suggellata dai tre secchi accordi conclusivi.
Sicuramente questa è una delle sonate più conosciute e più amate di Beethoven, e molte sono state le interpretazioni e le analogie letterarie scaturite da essa, dalla prima, e contestata, secondo cui Beethoven stesso disse a Schindler di essersi ispirato alla Tempesta di Shakespeare, ad altre,come quella dello Schering, che la vogliono invece associata alla tragedia di Macbeth.
Grande estimatore e amante della musica di Beethoven fu anche Lenin, tanto che nel Museo Lenin di Mosca è conservato il disco personale dello statista su cui è incisa l’Appassionata. A ricordo del fatto che questa era la sonata beethoveniana da lui prediletta, essa viene spesso trasmessa nelle sale del museo.