Beethoven – Sonata n.8 – Patetica

patetica - sheetBeethoven – Sonata n.8 in Do minore op. 13 – Composta tra il 1798 e il 1799 e dedicata all’amico principe Karl von Lichnowsky. In quegli anni il giovane compositore conduceva una piacevole vita mondana e le sue frequentazioni erano persone colte, ricche, in grado di apprezzare i piaceri della vita, l’Arte e la Musica. In un momento ricco di sana esuberanza giovanile nacque la Patetica il cui titolo fu coniato dall’editore e che Beethoven accettò di buon grado sin dalla prima edizione del 1799.

Primo Movimento – Grave, Allegro di molto e con brio

L’Inizio si sviluppa a partire da un movimento Grave caratterizzato da un motivo ascendente, continuamente interrotto, in cui il ritmo ansimante e carica di tensione questo tema, in continuo divenire ma perennemente ostacolato, fino a giungere alle estreme vette delle sonorità più acute, per precipitare poi con una violenta discesa liberatoria, sulla cui ultima nota si innesta il tema dell'”Allegro molto con brio”. Qui  le forze che agitavano l’introduzione sembrano trovare finalmente un varco e il tema riesce a estendersi verso l’acuto con toni drammatici e vigorosi.

In questo momento é la mano sinistra, assestata sui registri più gravi della tastiera, a ribadire con ossessione la tonica, a ottave spezzate, quasi fosse un rullo di tamburo che inciti la mano destra a lanciarsi verso sonorità più luminose. Il tema B non è così marcatamente diverso da A come vorrebbe la tradizione più classica. Anch’esso ha un andamento ascendente ma l’accompagnamento più sommesso e tranquillo lo rende meno ansioso di A, più sereno. La prima parte si chiude con un passaggio veloce di ampio respiro sopra il basso che scende con note tenute. Lo sviluppo è introdotto di nuovo dal Grave iniziale che ricompare sinistramente per ristabilire il clima drammatico e concitato dove il tema A riprenderà vita.

Secondo Movimento – Adagio Cantabile

L’Adagio cantabile è una pagina di toccante lirismo in cui la melodia semplice e profonda coinvolge l’ascoltatore in un’atmosfera sognante. Il primo motivo ampio e cantabile viene eseguito dalla mano destra su un  quieto disegno della mano sinistra nella regione medio-grave, per poi ripetersi subito dopo, due ottave più in su, con un  effetto di apertura e trasposizione che trasmette un senso di tenerezza. Il secondo motivo, in minore, è più implorante, costruito sopra un basso inquieto di note ribattute. E’ come un  funesto presagio che si dilegua presto per lasciar posto ancora una volta alla melodia iniziale, sentita quasi come un  rifugio ritrovato. Il movimento prosegue con variazioni, or dell’una or dell’altra idea tematica, sino alla coda, dove solo un frammento del primo tema viene dilatato e ripetuto per concludere con una frase carica di sentimento.

Terzo Movimento – Rondò

Il terzo tempo, Rondò,  inizia con una melodia decisa, in modo minore, che si muove agilmente sopra il delicato arpeggiare della mano sinistra. Dopo l’affermazione perentoria di questa idea, ecco spuntare un  nuovo inciso, questa volta in maggiore, quello che potremmo definire secondo tema, tanto sereno e pacifico quanto il primo appariva agitato. Un passaggio dialogato tra mano destra e sinistra, in cui lo stesso spunto che viene rimandato continuamente, serve da collegamento per introdurre di nuovo, dopo una discesa violenta, il tema iniziale, al quale si contrappongono, sino alla fine della sonata, spunti tematici sempre nuovi, che lasciano già trasparire  con chiarezza la fecondità e la grandezza compositiva di Beethoven e ci fanno intuire che l’orizzonte musicale di quel tempo si sarebbe sicuramente ampliato per opera di quest’uomo geniale.

Alcuni studiosi ritengono che il Rondò, terzo e ultimo movimento di quest’opera, sia stato concepito inizialmente per un’altra composizione strumentale, forse una sonata per pianoforte e violino o addirittura per un trio. Effettivamente non é difficile immaginare che la linea melodica tracciata dalla mano destra possa essere sostituita con un violino. Probabilmente queste considerazioni sono il frutto di un’apparente slegatura del finale, che a molti appare di levatura artistica inferiore ai tempi precedenti. Esiste comunque anche una corrente opposta che vede nel Rondò chiari legami tematici con il resto della sonata e che anzi vede nella dialettica di situazioni musicali, anche molto diverse, il senso di unità e completezza dell’opera stessa.

 

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