Lo strumento di Paganini
Il violino, che è il più acuto degli strumenti ad arco, è dotato di quattro corde accordate per quinte giuste (sol2 re3 la3 mi4). La sua estensione è compresa tra il sol2 e il sol6. La nota più acuta producibile è il do7. La cassa di risonanza ha una lunghezza variabile tra i 34,9 e i 36,2 cm.
Si compone di 75 o 76 pezzi, 20 dei quali posti all’interno della cassa armonica; il fondo è in acero, legno impiegato pure per le fasce laterali, per il manico, il riccio e per il ponticello; la tavola armonica (o coperchio), parte vibrante per eccellenza, è in abete, legno usato inoltre per tutte le altre parti interne (controfasce, tasselli, anima, catena, ecc.).
In ebano è costruita la tastiera (su cui si appoggiano le dita della mano sinistra), il capotasto (incollato trasversalmente all’inizio della tastiera), la cordiera, il bottone a cui è legata la cordiera, e le quattro caviglie che permettono l’esatta tensione delle corde. Sulla tavola, ai lati del ponticello, sono intagliate due effe, che consentono l’uscita del suono dalla cassa armonica. Il coperchio e il fondo del violino, più o meno convessi, sono rinforzati ai bordi da un triplice intarsio di filetti. Le corde sono agganciate, a un’estremità, alla cordiera, all’altra, alle caviglie, poste in fondo al manico, che termina in un elegante riccio, chiamato anche voluta o chiocciola. Dalla qualità della vernice e del legno, nonché dalle minime variazioni di spessore e di sagomatura di quest’ultimo, derivano in gran parte i pregi e i difetti acustici del violino. La costruzione di tale strumento richiede un lavoro altamente specializzato, possibile solo dopo anni di esperienza; il legno deve essere invecchiato mediante stagionatura naturale; la vernice è di fondamentale importanza, oltre che per la qualità del suono, anche perché preserva lo strumento dai danni del tempo. Il modo di prepararla e gli ingredienti impiegati costituirono in passato un vero e proprio segreto dei liutai. A seconda del tipo di vernice, il violino presenta un colore che varia dal giallo pallido, ambrato, al bruno-rossiccio. Tra gli antenati del violino furono alcuni strumenti medievali: la ribeca e la viella, più tardi la viola e la lira da braccio. La trasformazione che portò il violino ad assumere la sua forma attuale avvenne però gradatamente, in modo che non si può stabilire una priorità assoluta nella sua costruzione da parte di un liutaio in particolare, ma è solo possibile indicare quelli che furono i suoi primi e maggiori artefici: gli italiani Andrea Amati e Gasparo da Salò, che pare non abbia costruito violini prima del 1574, i quali diedero inizio rispettivamente alle due scuole cremonese e bresciana.
Tra i più insigni liutai che vi si ricollegano sono da citare i Guarneri, A. Stradivari, che raggiunse nei suoi strumenti la perfezione per equilibrio delle proporzioni e omogeneità del suono, e, tra i suoi allievi, C. Bergonzi, L. Guadagnini e A. Gagliano. Pure fiorenti furono le contemporanee scuole francese e tirolese rispettivamente rappresentate da J. B. Vuillaume, da J. Stainer e dalla dinastia dei Klotz. I primi autori di composizioni per violino operanti all’inizio del XVII secolo fanno capo, come pure i primi costruttori dello strumento, alla Lombardia: S. Rossi, B. Marini, C. Farina, G. B. Fontana. Dalla metà del Seicento e nel primo Settecento si segnalarono poi in Italia, oltre a una pleiade di autori-violinisti minori, G. Legrenzi, G. B. Vitali, A. Corelli, G. Torelli, T. Albinoni, A. Vivaldi, G. B. Somis, F. Geminiani, F. M. Veracini, G. Tartini e P. A. Locatelli, che valorizzarono, accanto a quelle prettamente virtuosistiche, le qualità timbriche ed espressive dello strumento, creando contemporaneamente nuove strutture formali (sonata, sinfonia, concerto grosso, concerto solista, ecc.).
Tra i massimi esponenti della scuola violinistica francese figurano J.-M. Leclair e, in epoca successiva, R. Kreutzer, P. Baillot, P. Rode, ecc., contemporanei degli italiani Pugnani e Viotti. Un posto a sé occupa in Germania l’opera violinistica di J. S. Bach. Le esperienze violinistiche europee del Settecento confluirono nell’opera dei maestri del classicismo viennese (Haydn, Mozart, Beethoven). Nel XIX secolo la tecnica violinistica raggiunse un singolare sviluppo a opera di grandi virtuosi di tutta Europa, quali N. Paganini, H. W. Ernst, H. Vieuxtemps, H. Wieniawski, F. Kreisler.
Si aggiunsero nel contempo alla più significativa produzione violinistica i grandi capolavori romantici di Mendelssohn, Schumann, Brahms e quelli dei maggiori maestri del tardo Ottocento e del primo Novecento: Franck, Lalo, Saint-Saëns, Bruch, oltre a opere di Debussy, R. Strauss, Ravel. Anche i più importanti esponenti della musica contemporanea (G. F. Malipiero, Schönberg, Bartók, Stravinskij, Webern, Berg, Prokofiev, Hindemith, Petrassi, Schostakovic, ecc.) si sono segnalati nell’ambito della musica violinistica con numerose, significative composizioni.