Tartini – Il Violino tra dannazione e redenzione

tartini-trilloIl mito che sta dietro “Il trillo del diavolo” inizia con un sogno fatto in una notte del 1713 dallo stesso Tartini. Egli raccontò all’astronomo francese, Jérôme Lalande, di aver sognato di stipulare un patto col diavolo, avendolo poi al proprio servizio. Gli chiese di suonare per lui, ed il diavolo produsse un brano sublime, che il compositore, svegliatosi di soprassalto, trascrisse ed eseguì.

Uomo del tardo barocco, abituato ad esprimersi per simboli, Tartini ha sintetizzato nella Sonata del Diavolo il significato ultimo del suo percorso. Il violino è la tentazione, il fascino irresistibile delle cose terrene che allontanano dalla fede e dalla famiglia; strumento di dannazione che, nella seconda parte della sua vita, trasformerà in strumento di redenzione. Diviso tra le aspirazioni illuministe e la tradizione barocca, e forte di una personalità eccentrica, soffrì a fasi alterne un certo senso di colpa, quello tipico del peccatore, del marito che abbandona la moglie, maturando il desiderio di redenzione. Stilisticamente, il periodo giovanile, ricco di impeto, è il più originale ed interessante. In seguito, la ricerca della pace interiore, ma non solo, lo porterà progressivamente a semplificare il linguaggio fino a rinunciare al virtuosismo ed arrivare a una cantabilità intensa ed estremamente semplice.

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