Osvaldo Pedro Pugliese nacque a Buenos Aires, nel barrio di Villa Crespo, il 2 dicembre 1905. Fu il padre che impartì le prime lezioni di solfeggio, dopo di che cominciò anche a strimpellare il violino, ma ben presto si rivolse al pianoforte, nonostante don Adolfo, il padre, tardò un po’ ad acquistare il costoso strumento.
Dopo essersi formato nei conservatori del posto, a 15 anni iniziò la sua carriera professionista nel locale Café de La Chancha, così chiamato dagli avventori alludendo alla scarsa igiene del proprietario.
Si aggregò al quartetto di Enrique Pollet, in seguito alla famosa orchestra di Roberto Firpo, e nel 1927 era già pianista dell’orchestra del gran bandoneonista Pedro Maffia, da cui si svincolò, insieme al violinista Elvino Vardaro, per formare un conjunto a nome di entrambi, che si sa fu molto conosciuto, ma del quale non si sono conservate registrazioni. Con Vardaro debuttò al Café Nacional e presto intrapresero un lungo tour nel paese.
Successivamente formò due accoppiamenti, prima con Gobbi e poi con Vardaro, per esibirsi in trasmissioni radio.
Nel 1934, quando il bandoneonista Pedro Laurenz – ex di De Caro e di Maffia – formò la sua orchestra, Pugliese ne occupò il piano, occasione in cui scrisse i suoi primi arrangiamenti su un paio di tangos, fra cui La Beba. Nel 1936 integrò nel conjunto il bandoneonista Miguel Calò, ancora arruolato nella corrente “decareana”, ed in questo modo formò le sue idee estetiche sul tango. Fino al 1938 fondò nuovi raggruppamenti che non si consolidarono e provò senza successo a costituire una cooperativa di lavoro, come espressione delle sue idee comuniste.
Il completo delineamento del suo stile di tango iniziò l’11 agosto del 1939 quando comparì ancora al Café Nacional.
La continuità nel lavoro gli permise di affinare il suo concetto, appoggiato dall’apporto dei suoi compagni come il contrabassista Aniceto Rossi, tanto importante nel dargli l’approccio ritmico di cui necessitava.
Fondamentale fu il bandoneón di Osvaldo Ruggiero, che rimase con lui fino al 1968, profondamente legato al suo direttore. Ed altrettanto può dirsi del violinista Enrique Camerano.
Quest’ultimo si era affermato come il maggior esponente dello stile decareano, ma con una rotonda cadenza ritmica, attrattiva per il ballerino senza per questo sacrificare la qualità.
Di somma importanza per l’orchestra di Pugliese nelle registrazioni del 1943 fu la apparizione di Roberto Chanel, cantante forte, dalla voce nasale e dallo stile “compadrito”, che eseguì 31 incisioni.
Cercando una voce contrastante, Pugliese incorporò in seguito Alberto Morán, drammatico e sensuale, di rara attitudine per la media voce ed in perfetta sintonia con l’accompagnamento orchestrale.
La sua attrattiva verso le donne non fu eguagliata da nessuna altro cantante.
A carico di Morán si contano 48 opere registrate. Appena 8 ne registrò a sua volta, tra il 1949 ed il 1950, Jorge Vidal, un’altra delle voci importanti nella storia di questa orchestra. Tra i cantanti che seguirono spiccarono, seppur con repertori di qualità irregolare, Jorge Maciel e Miguel Montero. Negli anni ‘40 registrò alcuni temi strumentali propri con i quali si collocò all’avanguardia. E’ il caso di La Yumba, Negracha e Malandraca.
Per questi ultimi due lo si considera un precursore nell’impiego della sincope e del contrappunto, anticipando Horacio Salgán e Astor Piazzolla. Altri importanti tangos che scrisse ed interpretò sono, prima di tutto, il menzionato Recuerdo, e La Beba, Adiós Bardi, Recién, Barro, Una Veze e El Encopao.
Per anni, all’ orchestra di Pugliese venne impedita la radiodiffusione, come mezzo di censura politica, ma ciò non riuscì a diminuirne la popolarità né le esecuzioni, che continuavano ad essere possibili se privi del direttore, dopo che Juan Domingo Perón lo fece imprigionare.
Innumerevoli i riconoscimenti da lui ricevuti a Cuba, in Francia e nella sua Argentina fino alla sua morte, giunta nella sua Buenos Aires il 25 luglio del 1995.
(Biografia liberamente tratta da Wikipedia.)