Possiamo con buona approssimazione affermare che la nascita del Tango Argentino avvenne verso la fine del 1800 nella zona della foce del Rio della Plata, comprendente le città di Buenos Aires, in Argentina, ma anche Montevideo, in Uruguay.
Lo riconosciamo per il carattere della sua musica triste e passionale che è il frutto della confluenza di melodie e ritmi ispanici (il “Cante Jondo” del flamenco), sudamericani (Habanera), afroarabi, italiani ma anche polacchi.
Il Tango nasce nei quartieri popolari, abitati soprattutto da africani e italiani, dove rimane confinato per decenni: qui vennero elaborati molti dei passi più importanti (ad esempio il movimento “Indecente” che porta la gamba della donna tra quelle del cavaliere). Quando arrivò in Europa, attraverso gli Stati Uniti, naturalmente fu uno scandalo: nel 1914 addirittura Papa Pio X volle vedere personalmente di cosa si trattasse, e convocò due ballerini in Vaticano, ma non condannò ufficialmente il nuovo ballo.
Fu riadattato dai maestri di ballo per il pubblico sofisticato delle sale europee: fu questa versione a rendere famoso Rodolfo Valentino, improbabile gaucho ma memorabile interprete di film rimasti nella storia, dove a profondi casqué seguivano sguardi intensi e passi lunghissimi, frutto di una reinterpretazione del Tango.
Pur essendo le origini del Tango Argentino abbastanza incerte e controverse, ciò che si sa per certo è, invece, che questa danza fa parte di una ricca tradizione. Essa non riguarda soltanto il ballo, bensì la musica, la canzone, la poesia e tutto ciò che gravita loro intorno: tale realtà culturale non ha mai smesso di esistere ed oggi si assiste ad una sua riscoperta.