Sin dalle origini il Tango si è sempre mosso su due canali: musica e danza.
Benchè la scintilla provenisse dalla danza, come imitazione di quelle delle comunità afro, la componente musicale si è spesso scambiata ruolo, facendo talvolta da spalla talvolta da protagonista (vedi il tango d’avanguardia).
E’ vero che è possibile ascoltare un tango, senza vederlo ballare e non viceversa. Ma è altrettanto vero, che certi tanghi, come le milonghe, trasmettono un impulso irrefrenabile che ci spinge a seguire il ritmo o la melodia.
Il Tango come danza prese vita nelle strade, nei locali di periferia e nei postriboli delle capitali rioplatensi, dove si raccoglieva la popolazione di immigrati giunti nel nuovo continente negli ultimi decenni del XIX secolo.
Il ballo si diffuse inizialmente tra gli uomini.
Era infatti considerato immorale se ballato in pubblico da coppie miste, anche per l’evidente allusione all’atto sessuale: la coppia danza infatti abbracciata, solitamente guancia a guancia, molto unita nella parte superiore del corpo, mentre la parte inferiore esegue una serie di passi e figure in cui sovente le gambe e i bacini finiscono con l’essere a stretto contatto.
Tratto distintivo del tango come danza è la combinazione di passi e figure improvvisati dalla coppia di ballerini, che danno vita a una coreografia strettamente ispirata dalla musica.
Tra i più celebri ballerini della storia del tango ricordiamo Benito Bianquet (1885-1942), noto come “El Cachafaz”.