Dal 1837 al 1847
La prima sua opera, nata come Rocester (1837), frutto di lunga elaborazione, e poi trasformata in Oberto, conte di San Bonifacio, fu rappresentata alla Scala il 17 novembre 1839, con esito tutto sommato soddisfacente.
L’impresario del massimo teatro milanese, Bartolomeo Merelli, gli offerse un contratto per altre due partiture.
Un giorno di regno (Il finto Stanislao), opera-buffa, ebbe una sola rappresentazione (5 settembre 1840), e solo con Nabucco, la cui prima ebbe luogo il 9 marzo 1842, il talento verdiano si rivelò appieno.
Il modello dello spettacolo grandioso, dove la vicenda è disegnata a grandi tinte, si ripete nell’opera successiva, “I lombardi alla prima crociata” (Milano, Scala, 11 febbraio 1843); ed è con Ernani (Venezia, La Fenice, 9 marzo 1844) che l’esperienza drammatica si concretizza nel conflitto tra le passioni dei personaggi.
Questa scelta stilistica prosegue con I due Foscari (Roma, Teatro Argentina, 3 novembre 1844), ed è ulteriormente raffinata in Alzira (Napoli, San Carlo, 12 agosto 1845).
Tutte le opere della prima fase creativa verdiana si differenziano fra loro perchè in ciascuna di esse viene esplorato questo o quel particolare aspetto dell’esperienza drammatico-musicale.
Così, in Giovanna d’Arco, dalla tragedia di Schiller (Milano, Scala, 15 febbraio 1845), l’elemento soprannaturale gioca un ruolo determinante nella vicenda, di nuovo attagliata soprattutto sul grandioso; mentre in Attila (Venezia, La Fenice, 17 marzo 1846) la sperimentazione riguarda tanto la spettacolarità sulla scena quanto l’organizzazione complessiva dei singoli atti che compongono la partitura.
Con Macbeth (Firenze, La Pergola, 14 marzo 1847) Verdi affronta per la prima volta un modello shakespeariano, e soprattutto mette in evidenza le connessioni drammaticamente rilevanti tra momenti cruciali della vicenda, e questo con mezzi esclusivamente musicali.