Il Primo Quartetto stabile: Boccherini, Manfredi, Nardini e Cambini
Nato a Lucca il 19 febbraio 1743. Fu noto come compositore e violoncellista. Preveniente da una famiglia di musicisti, fu il padre ad insegnargli la tecnica del violoncello. Rivelò sin da giovanissimo doti prodigiose, tanto che a 14 anni seguì il padre a Vienna, dove suonò nell’orchestra del Teatro Imperiale: è qui che il ragazzo cominciò a mettersi in luce, cimentandosi anche nel quartetto e nel quintetto, all’epoca, nuove forme emergenti.
Tornato a Lucca, a 21 anni, divenne primo violoncello nell’orchestra e qualche anno dopo fondò, con Manfredi, Nardini e Cambini, il primo Quartetto stabile di cui si abbia notizia. Nel 1767 con l’amico Manfredi si trasferì a Parigi, dove pubblicò la sua prima raccolta di Quartetti, molto apprezzata, soprattutto dai quei dilettanti che rappresentavano la sua clientela privileggiata del tempo.
Boccherini e Manfredi diventarono famosi e l’ambasciatore di Spagna a Parigi, loro ammiratore, propose loro di trasferirsi a Madrid, dove il re Carlo III avrebbe riservato certamente una calorosa accoglienza.
A Madrid i due compositori ottennero il titolo di “Compositori Virtuosi al Servizio di Sua Altezza Reale Don Luigi Infante di Spagna”, ma era un titolo che valeva poco: don Luigi era il fratello del Re e non poteva avere aspirazioni al trono; Boccherini puntò allora tutto sull’erede dei Borbone, Carlo IV, principe delle Asturie.
Nonostante l’ostilità del compositore italiano, Gaetano Brunetti, già musicista di corte, Boccherini compose sei Sinfonie, una trentina di Quartetti ed una trentina di Quintetti, in cui, ai quattro archi classici aggiunse un secondo Violoncello da lui stesso suonato, a corte, vivendo gli anni più brillanti e produttivi della sua vita.
Le Sinfonie, in particolare, sono tra i suoi lavori più riusciti: solidamente costruite e ricche di una vena melodia tipicamente italiana, mai sentimentale, sono tra i primi validi esempi di questo genere che trovava, proprio in quegli anni, la sua valorizzazione.
Nel 1776 Boccherini seguì l’infante don Luigi a Las Arenas, in esilio per uno scandalo di corte, ma un duplice dramma lo colpì: muoiono la moglie Clementina Pelicho e anche il suo protettore. Disoccupato, senza moglie e con cinque figli da sfamare Boccherini tentò di trovare un nuovo lavoro a Madrid, dove divenne maestro da camera della marchesa di Benevante-Osuna. Continuò a comporre Quartetti, molti dei quali mandò al Re Federico Guglielmo II di Prussia, dilettante musicista e suo nuovo protettore. Ma anche qui l’incarico durò poco: il Re morì nel 1797 e il tentativo di ottenere aiuti da Federico Guglielmo III, suo successore, fallì.
L’unica occupazione possibile rimase quella per il marchese di Benevento, appassionato di Chitarra, ma le sue condizioni economiche divennero sempre più precarie.
Nel 1799 giunse a Madrid Luciano Bonaparte, per il quale Boccherini scrisse lo Stabat Mater, ma furono i suoi ultimi lavori. Spazzata via la monarchia spagnola dalle truppe francesi, Boccherini non trovò più un’occupazione stabile.
Vittima di tempi incerti, trascorse gli ultimi anni nella miseria più nera, colpito anche da una grave malattia circolatoria; afflitto dalla perdita di tre figlie e della seconda moglie Boccherini morì il 28 maggio 1805.
Oggi, le sue spoglie, sono nella chiesa di San Francesco, a Lucca.