Martha Argerich – Bach – Partita 2 in Do min. BWV 826

Argerich_M_23088 L’artista argentina, naturalizzata svizzera, è una delle figure più affascinanti e ineffabili salite alla ribalta nel gran circo della musica. Vincitrice a sedici anni del concorso di Ginevra e del Busoni di Bolzano, a ventiquattro del leggendario Chopin di Varsavia. Balzata giovanissima nell’arena del concertismo internazionale, da dominatrice capace di suscitare entusiasmi proverbiali. Eppure questa carriera, dopo i trionfi iniziali, si è venuta sviluppando per successive sospensioni e intermittenze. Conseguenza non soltanto di un’idea della musica che evidentemente non si esauriva nei clamori del successo, ma anche di una concezione della vita che reclamava i suoi spazi e le sue libertà. La ragazza partita dall’Argentina alla conquista del mondo e rimasta sempre un po’ una fanciulla senza briglie entrò in crisi con se stessa e con la vita.

Lei diceva:”Amo suonare il pianoforte. Ma non mi piace essere una pianista. Davvero non voglio esserlo, anche se è la sola cosa che più o meno so fare”. Così illuminò le sue contraddizioni.

Argerich, un nome che da solo riempiva le sale di tutto il mondo, dominava il mercato discografico e il jet-set della pubblicità, scomparve a poco a poco senza essere mai del tutto dimenticata, per riapparire poi in una nuova veste, quasi con umiltà e discrezione: frutto non di un calcolo, ma di un’intima necessità. La decisione di rinunciare a esibirsi da solista non fu mai annunciata, avvenne di fatto.

Non più recital da sola con gli autori che l’avevano resa famosa (Chopin, Schumann, Prokofiev e Ravel su tutti), ma presenze limitate alla musica da camera, ai concerti con orchestra, e sempre ed esclusivamente con partner con i quali si fosse instaurato, se non un connubio nella vita privata, almeno una stretta consonanza personale. Ma poi ricompare.

Una volta confessò candidamente:”Ho un grande bisogno di compagnia quando sono sul palcoscenico. Suonare da sola mi fa sentire isolata, esclusa, ed è una sensazione dura da sopportare.

E forse in questo senso entra in armonia con lo spirito di Bach ed esegue con misurato trasporto la Partita n.2 del genio tedesco.

 

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