Svjatoslav Teofilovič Richter
(20 marzo 1915 – Mosca, 1 agosto 1997)
E’ stato un pianista ucraino, nato da genitori russi, ma di origine tedesca da parte del nonno paterno. Uno dei più leggendari pianisti del XX secolo.
Crebbe a Odessa e la sua prima formazione musicale fu in prevalenza da autodidatta. Suo padre, professore di pianoforte e organista, gli impartì un’educazione musicale di base, ma Svjatoslav imparò a suonare eseguendo i lavori pianisti che più gli aggradavano, comprese le partiture per pianoforte dei drammi musicali di Wagner, in quel periodo si mantenne facendo l’accompagnatore al pianoforte di cantanti lirici, dapprima al “Club dei marinai” di Odessa, poi nel locale Teatro dell’Opera.
In un’intervista pubblicata all’inizio degli anni novanta, Richter raccontò che, durante la sua avventurosa adolescenza ad Odessa, fu molto più interessato alla direzione d’orchestra che al pianoforte e che, la sua vera passione giovanile, furono le opere liriche di Verdi, Wagner e Puccini piuttosto che i lavori pianistici dei grandi autori ottocenteschi, che poi sarebbero diventati una pietra miliare del suo repertorio.
Nel 1934, mentre lavorava ancora all’Opera di Odessa, Richter tenne il suo primo concerto in pubblico come pianista, tuttavia non iniziò formalmente lo studio del pianoforte per altri tre anni, quando si iscrisse al Conservatorio Čajkovskij di Mosca, che salutò l’esame di ammissione per il giovane prodigio.
Studiò con Heinrich Neuhaus che aveva insegnato anche ad Emil Gilels e che indicava Richter come “lo studente geniale, il cui arrivo aveva atteso per tutta la vita”.
Nel 1940, mentre era ancora uno studente, suonò in anteprima mondiale la Sonata per pianoforte N. 6 di Sergej Prokof’ev, il compositore alle cui opere sarà in seguito invariabilmente associato. Divenne anche noto per aver saltato delle lezioni obbligatorie al conservatorio ed essere stato espulso per due volte durante il primo anno. L’occidente iniziò a conoscere Richter e la sua fama grazie a delle registrazioni eseguite durante gli anni cinquanta. Non gli fu permesso di recarsi in tour negli Stati Uniti fino al 1960, ma quando ciò avvenne le sue tournée furono memorabili. Le grandi sale da concerto comunque non erano particolarmente amate da Richter, che preferiva un ambiente più intimo, in tarda età volle suonare quasi sempre in piccole sale, quasi oscurate, a volte con una sola piccola lampada che illuminava pianoforte e leggìo (negli ultimi anni, nonostante in gioventù avesse avuto una memoria prodigiosa, preferì abbandonare l’abitudine, mantenuta fin verso i sessant’anni, di eseguire mnemonicamente le opere proposte in concerto). Morì a Mosca mentre stava preparando una tournée concertistica, all’età di ottantadue anni.
Il suo repertorio, molto ampio, spaziava dal periodo barocco alla musica contemporanea. Tra le incisioni più famose, ci restano le sue registrazioni delle opere di Franz Schubert, Ludwig van Beethoven, Johann Sebastian Bach (il cui Clavicembalo ben temperato si dice che sia stato imparato a memoria di getto in un mese), Frederic Chopin, Franz Liszt, Sergej Prokof’ev, Sergej Rachmaninov e tanti altri. La critica lo ritiene uno dei più fini interpreti delle opere per pianoforte di Robert Schumann. Ha suonato per la prima esecuzione della Sonata N. 7 di Prokofiev, imparandola in soli quattro giorni prima di portarla in pubblico e Prokofiev ha dedicato a lui la sua Sonata N. 9. Oltre al repertorio solista, a Sviatoslav Richter piaceva anche la musica da camera, con musicisti come David Oistrakh, Benjamin Britten, Pierre Fournier e Mstislav Rostropovič. Il segreto della sua memoria (per molti anni suonò impegnativi programmi senza spartito ma in seguito abbandonò questa abitudine, che in tarda età stigmatizzò come un vezzo inutile), era semplicemente il risultato della straordinaria abnegazione con cui si applicava nello studio: si dice che studiasse in media 10-12 ore al giorno (anche se lui stesso smentì quest’affermazione, dicendo che non superava mai le tre ore). La forza e la padronanza dello strumento acquisite con questo impegno hanno fatto di Richter un punto di riferimento per i pianisti di nuova generazione (da Arturo Benedetti Michelangeli a Martha Argerich a Maurizio Pollini).