La Sinfonia ‘Patetica’ di Ciajkovskij

La passionalità slava e tutti i drammi dell’omosessualità.

Patetica era l’anima del compositore russo, ma patetico sarebbe stato anche il suo destino: nove giorni dopo la prima esecuzione, avvenuta il 28 ottobre del 1893, Ciajkovskij morì a San Pietroburgo dopo aver bevuto, forse volontariamente, dell’acqua infettata dal colera. Il compositore russo sosteneva di aver scelto tale sinfonia in base ad un programma segreto, profondamente personale.

«In questa sinfonia ho infuso tutta la mia anima». È con questa frase che Ciajkovskij descrive la sua ultima partitura sinfonica, composta nell’estate del 1893.

La Sinfonia si compone di quattro movimenti.

1. Adagio – Allegro non troppo – Andante – Moderato mosso – Andante – Moderato assai – Allegro vivo – Andante come prima – Andante mosso (Si minore, 4/4, 354 battute)
2. Allegro con grazia (Re Maggiore, 5/4, 178 battute)
3. Allegro molto vivace (Sol Maggiore, 4/4(12/8), 347 battute)
4. Finale. Adagio lamentoso – Andante (Si minore, 3/4, 171 battute)

Primo Movimento

La tragicità che inonda tutta la sinfonia viene resa bene dalla prima parte del primo movimento, nel quale si respira un clima cupo che dopo qualche minuto lascia spazio ad un graduale aumento di volume, nel quale l’orchestrazione sembra infervorarsi tentando di disegnare una tempesta emotiva.

Secondo Movimento
Ritornata la calma con cui si acquieta il primo movimento, prende avvio il secondo, caratterizzato dall’insolita misura di 5\4. Si tratta di una sorta di valzer che sembra interporsi a tratti tra uno slancio quasi vitale e le precedenti melodie cupe.

Terzo Movimento
Proseguendo su questa scia il terzo movimento assume quasi le sembianze di un balletto, genere prediletto da Ciajkovskij. Ha le sembianze di uno scherzo basato su un dialogo tra scale di flauti e ostinati di archi in una sorta di crescendo dalle possenti sonorità che rende imprevedibile l’epitaffio finale dell’ultimo movimento, l’«Adagio lamentoso».

Quarto Movimento
Uno struggente e malinconico addio alla vita, nel quale i silenzi e le pause acquistano un profondo significato. È la vita che è giunta alla fine, che se ne va mestamente, senza celebrazioni.

 

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