Ornette Coleman è nato a Fort Worth, Stati Uniti, il 9 marzo 1930. E’ un sassofonista e compositore statunitense, uno dei maggiori innovatori del movimento free jazz degli anni ’60.
Inizia la carriera in orchestre di rhytm’n’blues ed è presto affascinato dalle linee intricate dei boppers. L’iniziale esiguo numero di fedelissimi conta i conterranei John Carter, Dewey Redman e James Cla, cui si aggiungono Paul Bley, Walter Norris, Bobby Bradford e Don Cherry, Charlie Haden, Ed Blackwell e Billy Higgins.
La carriera di Ornette viene lanciata da John Lewis del Modern Jazz Quartet e dal compositore Gunther Schuller, che lo fanno incidere su etichetta Contemporary insieme a Red Mitchell, Percy Heath e Shelly Manne.
Le sue composizioni, forti di un senso melodico originale, entrano quasi subito nel repertorio Jazz. Tra i suoi pezzi più noti ricordiamo “The Blessing”, “Turnaround”, Rejoicing”, Blues Connotation”, “911” e “Song X”. Il suo solismo al sax alto, sghembo e di strana intonazione, sempre alla ricerca di una sua propria “voce umana”, convince invece meno il pubblico e la critica più tradizionali ma anche molti musicisti suoi contemporanei.
Passa all’Atlantic che lo fa collaborare con Eric Dolphy, Freddie Hubbard, Scott LaFaro e Jimmy Garrison. I titoli dei dischi sono slogan promettenti: “Something else”, “The shape of jazz to come”, “Tomorrow is the question”, “Free jazz”.
Nel 1962 fonda un trio sperimentale con David Izenzon e Charles Moffett; dopo il celebre Town Hall concert, in cui viene anche eseguito il suo primo quartetto d’archi, si ritira dalla scena musicale per tre anni, durante i quali studia la tromba e il violino, che suona con tecniche non ortodosse. Nel 1966 l’uscita di The Empty Foxhole, con Haden e suo figlio Denardo Coleman, di soli 10 anni, viene accolta con molti dissensi.
Gira l’Europa col trio, e tornato in America tenta organici diversi.
Negli anni ’70 fonda anche un gruppo di jazz elettrico, il Prime Time, con esiti artistici discontinui. Collabora con gli etnici Masters of Jujuka e con suonatori sardi di launeddas, oltre che con Jackie McLean (1967), Pat Metheny (1986), Jerry Garcia (1988) e Howard Shore (1991).
In all languages (1987) presenta le stesse composizioni suonate dal quartetto classico e poi dal Prime Time.
Nel 1990 il Teatro Valli di Reggio Emilia, per la direzione artistica di Filippo Bianchi, gli dedica un festival monografico di tre giorni, nel corso del quale vengono eseguite sue composizioni cameristiche, Skyes of America, e si esibiscono i Prime Time e il quartetto con Don Cherry, Charlie Haden e Billy Higgins.
Negli anni ’90 suona in quartetto con Geri Allen e in duo con Joachim Kuhn, e nel 2000 incontra Lee Konitz sul palcoscenico di Umbria Jazz.
Nel 2003 e nel 2007 torna all’Umbria Jazz con due applauditissimi concerti all’Arena Giuliana.
Il 16 agosto 2007 ha anche aperto, con il suo quartetto, la 27ª edizione del Roccella Jazz Festival.