Il pubblico nero, nel periodo più alto del Free Jazz, si era allontanato dal Jazz, avvicinandosi a forme musicali di più diretta derivazione nera, quali il blues, il rhythm & blues, o di più immediata fruibilità, quale è il rock. Il free divenne, invece, prerogativa dei movimenti giovanili bianchi e delle loro lotte studentesche e rivoluzionarie di fine anni sessanta. Ancora una volta fu Miles Davis ad intuire che l’intento di recuperare il pubblico nero al jazz doveva passare necessariamente attraverso l’avvicinamento del jazz alla musica rock.
Dopo l’esperienza di Kind of Blue il trombettista percorse varie strade, con l’intento di rinnovarsi periodicamente e di incontrare costantemente il favore commerciale. Molti solisti si avvicendarono nelle diverse formazioni da lui capitanate, tentando, di volta in volta, soluzioni compromissorie ora con il modale più spinto, ora con il free. Erano percussionisti latino-americani, musicisti della pop-music, pianisti elettrici, batteristi free. Attraverso l’utilizzo della strumentazione elettrica, dei tempi rock e latini, di temi presi in prestito dalla pop-music, Davis effettuerà una mirata scelta attraverso la quale si confronteranno tra loro esperienze le più diversificate e fascie di pubblico eterogenee, indirizzando il jazz verso una nuova stagione felice e verso risultati creativi notevoli.