Il Cool Jazz ha avuto diverse figure di riferimento. Arrangiatori come Gil Evans e Gerry Mulligan hanno sviluppato le loro idee mentre stavano con l’orchestra di Claude Thornhill, caratterizzato anche dal uso di strumenti atipici per il jazz come il corno e il basso tuba. Queste forze aggiunte hanno permesso a Evans e a Mulligan di esplorare timbriche più raffinate e ricercate.
Un’altra faccia del “Cool Jazz” era quella del pianista Lennie Tristano e dei suoi allievi: in primis i sassofonisti Lee Konitz, (anche lui reduce della orchestra di Thornhill, e Wayne Marsh.
La musica di Tristano era molto diversa da quella di Evans e i suoi colleghi: il suo relativo “coolness” era un aspetto della sua temperatura emotiva dato che Tristano chiedeva ai suoi sassofonisti di suonare con un tono “puro” e di concentrarsi sullo sviluppo e sul interazione melodica, piuttosto che con emozione evidente.
La sua enfasi sui tempi a volte feroci e sull’ improvvisazione pura, piuttosto che sull’arrangiamento, erano aspetti più vicini al bebop.
La confluenza di questi vari stili si era focalizzato nelle incisioni del 1949-1950, che però non uscirono prima del 1957 con “Miles Davis’s Birth of the Cool”.
Anche se portava il nome di Davis, questo era in effetti un progetto collettivo che ha unito insieme molti solisti, arrangiatori, e compositori da quel periodo: Davis, Evans, Mulligan, Konitz, John Lewis, Gunther Schuller, e Johnny Carisi.
Con il passare del tempo questo è diventato un classico del jazz.