La Viola

Una volta era da gamba o da braccio

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Termine generico usato dal XV al XVIII secolo per indicare un’intera famiglia di strumenti ad arco di diverso formato, che si suddividevano, a seconda delle dimensioni e della posizione in cui venivano tenuti dall’esecutore, in viole da braccio e viole da gamba. Strumento musicale ad arco, di forma e costruzione simili al violino, ma di dimensioni poco maggiori, con quattro corde accordate una quinta sotto quelle del violino (do2 sol2 re3 la3).

Ebbe il suo maggiore momento di voga nella seconda metà del Settecento. Dotate solitamente di sei corde accordate per quarte e per terze, le viole, che producevano un suono dolce e pastoso ma fievole, derivarono dall’evoluzione di strumenti ad arco medievali quali la ribeca e la viella e diedero a loro volta origine al violino.

Tra le viole da braccio figuravano in Italia, sul finire del XVI secolo, la viola soprano o violetta e la viola contralto; tra le viole da gamba, oltre alla viola tenore, il basso di viola e il violone (o arciviola contrabbassa).

Nell’antica famiglia delle viole spiccavano inoltre alcuni tipi particolari: la viola bastarda, di dimensioni intermedie tra il basso di viola e la viola tenore (donde il nome), in voga dalla fine del Cinquecento a tutto il XVIII secolo; la viola d’amore, caratterizzata dalla presenza di un numero variabile di corde di risonanza in metallo (poste sotto alle normali corde in budello), di timbro dolce e argentino, e particolarmente adatta a passaggi melodici in tempi lenti, tali da consentire alle corde simpatiche di entrare in risonanza; la viola di bordone, detta anche viola baritono, v. baritono.
La cassa armonica della viola moderna presenta una lunghezza variabile dai 38 ai 44,4 cm.

Il suo timbro è cupo e molto espressivo e la sua tessitura, onde evitare il suono stridulo della regione sovracuta, risulta assai meno estesa di quella del violino. A differenza di quest’ultimo strumento la viola non ebbe uno sviluppo autonomo né una sua specifica letteratura nel Sei-Settecento, e fu pressoché ignorata in campo solistico.

In orchestra, tuttavia, ma in particolare nei complessi da camera, occupa un posto eminente, essendo fondamentale la sua importanza nel quartetto per archi e nelle forme affini (quintetto, sestetto, ecc.).

Sono però da segnalare, tra le poche e più significative composizioni per la viola di autori classici e romantici, la Fantasia concertante per violino, viola e orchestra (1778) di Mozart, i concerti di A. Rolla, l’Aroldo in Italia (1834) di Berlioz, i Märchenbilder di R. Schumann; largo impiego ha trovato invece nella letteratura sinfonica e da camera del Novecento, a opera soprattutto di Hindemith.

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