Con la Sinfonia in Re Maggiore Cherubini affronta per prima volta questo genere musicale. Impiegò quasi due mesi per scriverla, nel 1815, lo stesso anno in cui venne rappresentata per la prima volta a Londra. Il risultato finale non convinse l’autore che decise di ritirarla e di accantonarla in un angolo. Dopo circa quindici anni la rielaborò e la riscrisse per quartetto d’archi. Non v’è certezza che questa seconda versione diede la giusta soddisfazione all’autore. Resta il fatto che Cherubini si cimentò con il genere sinfonico solamente in questa occasione. Chiunque si accingesse a scrivere musica di quel tipo doveva fare i conti con Haydn e Mozart; da qui la consuetudine, peraltro assai riduttiva, di considerare Cherubini epigono or dell’uno or dell’altro dei due grandi sinfonisti austriaci.
Schumann, grande estimatore del maestro italiano, si doleva della poca considerazione in cui era tenuto ai suoi tempi: «Ci è tornato di nuovo in mente come questo grande uomo e maestro sia ancor troppo poco conosciuto e apprezzato, mentre sarebbe giusto lo fosse ora di più, giacché la via che ha preso la nuova e migliore musica ha aumentato la possibilità di comprendere le sue composizioni. E poi perché non ricercare un artista che ai tempi di Beethoven era certo il secondo dei maestri della musica moderna e che dopo la morte di quello è ben da considerare il primo fra i viventi? ».