Chiunque si accinga a studiare la storia dell’Opera non può che partire dal mondo antico classico. Tantissime sono le Opere che hanno tratto ispirazione da soggetti della Storia, Letteratura e Mitologia greca come “Orfeo ed Euridice” oppure come “Ifigenia”, narrata per la prima volta da Euripide in una tragedia verso la fine del quinto secolo a.C. Non a caso oltre metà delle Opere di J.A. Hasse sono di derivazione classica. Nell’Ottocento l’esempio più clamoroso ci è offerto dal capolavoro di Berlioz “Le Troyens”. Nel secolo scorso, il XX, nonostante esempi illustri come “Electra” di Strauss, “Pénélope” di Fauré, “Alkestis” di Wellesz, “Médée” di Milhaud, “Ecuba” di Malipiero, e “Antigonae” di Orff, l’interesse per i temi classici è decisamente scemato a vantaggio di nuove correnti di pensiero meno legate al passato.
Il Teatro Greco servì anche da modello a coloro che verso la fine del Cinquecento diedero vita al genere, cosiddetto, dell’Opera, inteso nel senso moderno della parola: con lo “stile monodico” si tentò di risuscitare la presunta musica della tragedia, sebbene nessuno avesse idea di quale fosse questa mitica musica greca. L’unico esempio pervenuto fino ad oggi da un dramma greco è un brevissimo frammento melodico incompleto appartenente a un coro dell’Oreste di Euripide (408 a.C.), comunque sconosciuto ai primi compositori fiorentini di Opere.