È ritenuto uno dei maggiori compositori per clavicembalo del XVII secolo ma fu anche cantore e virtuoso di diversi strumenti tra cui l’organo. Nacque a Ferrara il 13 settembre 1583, ma già da bambino si trasferì con la famiglia a Roma dove frequentò l’Accademia di Santa Cecilia. Nella stessa città divenne organista a Santa Maria in Trastevere e successivamente, per vent’anni, organista in San Pietro. Dopo una deludente e breve parentesi presso il duca di Mantova, e terminata momentaneamente l’esperienza romana, si trasferì 1628 con la famiglia a Firenze. Qui, nel 1630, pubblicò due raccolte di arie: il primo e il secondo Libro d’Arie musicali per cantarsi nel Gravicembalo e Tiorba a una, due o tre voci. Il suo “Primo libro de’ madrigali a cinque voci” era stato pubblicato ad Anversa nel 1608. Successivamente aveva seguito a Bruxelles, importante centro per lo studio del clavicembalo, il nunzio pontificio in Fiandra Guido Bentivoglio. Ritornato nel 1634 a Roma, riprese il proprio posto in San Pietro. L’anno successivo pubblicò a Venezia, Fiori musicali, Kyrie, Canzoni, Capricci e i Ricercari in partitura a quattro. Tra le sue opere vocali sono da segnalare i Liber secundus diversarum modulationum singulis, binis, ternis, quaternisque vocibus.
Della sua produzione musicale, sono famosi i suoi libri di toccate pubblicati tra il 1615 e il 1627 e nella cui prefazione anticipa la maniera di suonare con affetti cantabili che sarà poi tipica del successivo melodramma. Compose ed eseguì musica con un intento ascrivibile alla cosiddetta seconda prattica monteverdiana, contrapposta alla prima prattica, quella secondo cui la musica è un’arte filosofico-matematica che vede la sua realizzazione più alta nell’utilizzo del contrappunto da parte dei compositori fiamminghi.
Egli volle, attraverso la musica strumentale, e sarà il primo grande indipendentista della musica strumentale, fino ad allora sempre subordinata alla vocalità, alle parole di un testo che la eleva ad arte, evocare gli affetti degli ascoltatori, suggerire delle emozioni, e lo fece ispirandosi ai canti italiani fioriti, melismatici, che esprimono cioè un testo con più note per ogni sillaba, contrapposte ai canti sillabici che ad ogni sillaba fanno corrispondere una nota. Nella sua Musica si ritrovano quindi quei virtuosismi vocali espressi dagli strumenti. Nelle toccate e partite, definiti generi idiomatici perché composti tenendo conto prevalentemente dell’atto esecutivo ed improvvisativo piuttosto che invece l’atto compositivo, si trovano scale ascendenti e discendenti, trilli, abbellimenti e virtuosismi di sorta, inframezzati da momenti accordali.
Questa frammentazione in sezioni contrapposte e diversissime è dovuta all’origine di questi generi, che crescono in un ambito di celebrazioni liturgiche e necessitano perciò di poter essere interrotti il più velocemente possibile e nel modo migliore, alla prima richiesta del celebrante.
Morì a Roma il primo marzo 1643.