L’evoluzione polifonica dalla Messa al Madrigale
Tra il XV ed il XVI secolo fu l’Italia fu il centro dello sviluppo musicale, nonostante l’emergere, nel primo Rinascimento, di autori, non italiani, come Dunstable e Josquin Desprès. Fu Desprès a fare da legame tra il primo ed il tardo Rinascimento, ed il suo contributo fu sostanziale soprattutto nel tardo Rinascimento, attraverso i maestri Giovanni Pierluigi da Palestrina e Orlando di Lasso, Victoria e William Byrd.
Si realizzò la messa polifonica, forma musicale di ampio respiro. I compositori svilupparono la messa musicando i brani dell’Ordinarium, realizzando così una forma con sezioni collegate da un tema: fino a circa il 1550 si continuò a scrivere messe intorno ad un canto fermo, non necessariamente di tipo gregoriano.
Il madrigale, canto a più voci con un solo esecutore per ogni parte, fu la più importante forma profana dell’epoca: nacque da una forma italiana (la “frottola”) grazie all’influenza di autori nordici, ed ebbe come peculiarità la coincidenza tra parole e musica.
Esportato, raggiunse splendore in Inghilterra: gli ultimi madrigalisti italiani furono Carlo Gesualdo e Claudio Monteverdi, che effettuarono anche interessanti esperimenti con il cromatismo, allontanandosi così dal sistema modale del tempo.
La musica vocale continuò ad avere predominio su quella strumentale fino al XVI secolo, pur modificando l’approccio alla costruzione degli strumenti: grazie infatti alla definizione dei registri vocali vennero sviluppate famiglie di strumenti che si accordassero a quelle particolari estensioni. Importantissima fu la comparsa di strumenti come il clavicembalo, il virginale ed il clavicordo, costruiti sul principio del salterio (corde tese su una cassa di risonanza), uniti a tastiere con meccaniche in grado di azionare i plettri o i martelletti sulle corde.