Parsifal e la dimensione del Sacro

parsifalParsifal, con “Tristano e Isotta”, è considerato il capolavoro di Wagner; come “Tristano e Isotta”, fu accolto con grande riserbo all’epoca delle prime rappresentazioni. Questa Opera contiene evidenti allusioni religiose che ben poco si conciliavano con un’epoca positivista, centrata sullo sviluppo della tecnologia, sebbene le allusioni religiose del Parsifal non siano strettamente legate alla dimensione cristiana ma piuttosto alla dimensione più misteriosa e indefinita del “sacro”. Il sacro esoterico che precede il senso religioso, e che, contrariamente al sacro essoterico, destinato al pubblico, è slegato da riti e liturgie specifiche ma conserva una visione più universale del divino. Ad ogni modo, come ebbe a scrivere lo stesso Wagner:

« Il compito di salvare la religione spetta all’arte, la quale, impossessandosi dei simboli mitici autenticizzati dalla stessa religione, ne dà una rappresentazione ideale e ne fa trasparire la verità profonda. »

Il Parsifal puro e folle di Wagner.
Parsifal, il cui nome è la combinazione di due parole arabe, parsi(puro) e fal(folle), è il perfetto cavaliere che con il suo coraggio redime l’umanità. E’ un eroe passivo, che non lotta, che accetta il proprio destino, sin dall’inizio, in modo inconsapevole, e che raggiunge la glorificazione consegnandosi al cammino di redenzione che è stato scritto per lui. Parsifal deve salvare dal declino il “regno del Graal” e sa della triste vicenda che lo precede dalle parole del vecchio Gurnemanz, che gli rivela anche una profezia secondo la quale il regno del Graal sarà salvato per opera di un “puro e folle” che “per pietà” diventerà “saggio”. Dopo aver assistito al rito dei cavalieri del Graal, in cui il sacro calice viene offerto alla vista dei presenti con profonda sofferenza di coloro che avevano peccato, Parsifal viene attirato nel reame di Klingsor e circuito dalle fanciulle in fiore e dalla bellissima Kundry: tuttavia, fortificato dalla cerimonia precedente, resiste alle seduzioni per imanere puro e, impossessatosi nuovamente della sacra lancia di Longino, quella con cui era stato colpito Cristo, parte. Ci ritroviamo dopo un lungo periodo nel regno del Graal quando Parsifal, armato, ritorna e racconta al vecchio eremita che gli sta dinanzi, e che altri non è se non il vecchio Gurnemanz, le sue peripezie per riportare la reliquia nel sacro dominio. Informato dell’inesorabile declino del regno, piange per essere stato lontano così a lungo, ma il vecchio eremita lo unge re del Graal. A questo punto Parsifal può con la sua lancia mettere in atto la profezia e guarisce il principe Anfortas, mentre tra le sue mani si rinnova il miracolo del calice sacro e, come profetizzato, una bianca colomba scende su di lui dall’alto del tempio.

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