Le note turche del Settecento

giannizzeri

Le nuove sezioni ritmiche ed il tema musicale a carattere bellico

Nel XVIII secolo, nelle orchestre non erano presenti elementi come tamburi, o piatti o triangoli. La loro introduzione nel contesto musicale europeo si ebbe grazie alle influenze della cultura turca. Questo avvenne quando il sultano di Turchia si presentò al re di Polonia accompagnato dall’intera banda del corpo dei giannizzeri; questi ultimi erano famosi non solo per la crudeltà in battaglia, ma anche per la spettacolarità delle loro bande. La novità principale erano gli strumenti a percussione. Fecero la loro comparsa i pifferi, le bombarde, e numerosi tintinnii, clangori e frastuoni da “Mille e una notte”. Oltre ai già noti timpani e tamburi, si aggiunsero i tamburi bassi, piatti di ogni misura, triangoli, che, nonostante le dimensioni ridotte, producevano un suono in grado di stagliarsi nettamente anche sopra l’orchestra più numerosa. Infine, un oggetto molto insolito, chiamato “mezzaluna” o “crescente” o “cappello cinese” o, come lo chiamano gli inglesi il “Jingling Johnny”, cioè il “Giovannino tintinnante”, costituito da una serie di sonagli di diversa forma e grandezza distribuiti su di un bastone che, quando si scuoteva, aggiungeva marzialità e decisione al passo dei soldati.

jingling johnnyPoco alla volta, tutti i regnanti del tempo decisero di non essere da meno e di dotarsi di questi nuovi elementi della musica turca introducendo in ogni banda o fanfara dei reggimenti queste nuove componenti ritmiche. Il passaggio dalle fanfare alle compagini orchestrali avvenne quasi naturalmente. I compositori cominciarono ad introdurre queste nuove sezioni ritmiche e strumentali con lo scopo di richiamare alla mente immagini ed ambientazioni di tipo bellico.

La risonanza di questa scelta timbrica era tale che la Sinfonia n.100 di Joseph Haydn, ora conosciuta come “Sinfonia Militare”, fu battezzata dai contemporanei come la “Grande Sinfonia con la Musica Turca”. Anche Mozart si servì della musica turca nell’opera “Il ratto del Serraglio” e nella Sonata K.331. Beethoven utilizzò tale musica nella “Vittoria di Wellington”, ne “Le rovine di Atene” e nell’ultimo movimento della Sinfonia n.9, quando il testo di Schiller rievoca momenti eroici e conflittuali.

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