Le Origini del Pianoforte

clavicordo

Evoluzione del Clavicordo

Innanzitutto è bene sgombrare il campo da alcune incertezze. Il clavicembalo non si può ritenere un predecessore del pianoforte, soprattutto per quello che riguarda la concezione meccanica dello strumento. Il vero antenato del pianoforte è senza dubbio il clavicordo, strumento nel quale le corde vengono percosse e non pizzicate, appartenente quindi a una famiglia diversa da quella delle spinette e del clavicembalo, i quali fanno invece parte della famiglia a plettro o a pizzico. Nei primi clavicordi l’organo percussore fungeva anche da ponticello, ciò vuol dire che la tangente di ottone che colpiva la corda ne delimitava anche la porzione vibrante. E siccome, sotto l’azione della tangente, avrebbero vibrato ugualmente le due porzioni della corda, si applicò il cosiddetto smorzo fisso, che consisteva in un nastro di soffice panno intrecciato attraverso le corde dalla parte sinistra dell’esecutore, il quale rendeva impossibile la vibrazione di questa sezione della corda. Il clavicordo non riuscì a superare la concorrenza del suo brillante rivale, il clavicembalo, strumento che aveva ormai raggiunto una perfezione tale da essere preferito praticamente da tutti i compositori dell’epoca. Nonostante ciò, il clavicordo aveva alcune grandi qualità che lo rendevano, in un certo senso, superiore al clavicembalo. Prima fra tutte, la sensibilità al tocco che il clavicembalo non aveva. Poi, la possibilità di un suono, per quanto debole, legato e pieno di sfumature, di sottile fascino e di espressione. Senza parlare poi di quella caratteristica capacità a vibrare il suono mediante un leggero tremolo del dito, che i tedeschi chiamano Bebung, artificio efficacissimo, stando a quanto dice Burney, di Carl Philipp Emanuel Bach, il quale, suonando pagine larghe ed espressive, “quando incontrava note di una certa durata, riusciva a trarre dal suo strumento un grido doloroso che il solo clavicordo è capace di rendere”.

Del resto pare accertato che il clavicordo fosse lo strumento prediletto di J.S. Bach, ciò spiega anche il carattere singolarmente profetico di certa sua musica, come ad esempio la Fantasia cromatica.

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