Strumento musicale a corde pizzicate e a tastiera, appartenente alla famiglia della spinetta, che fu particolarmente in auge tra il 1650 e il 1780 circa.
Derivato dal salterio e dal tympanon, il clavicembalo si differenzia dal clavicordo in quanto la corda, anziché essere percossa da tangenti di metallo, viene pizzicata da un becco di penna in funzione di plettro (a ogni tasto corrispondono una o più corde).
Imparentato forse, dal XIV secolo, al dolcemele, all’échiquier, il clavicembalo, che in Germania con il nome di clavicitherium era stato costruito anche in senso verticale, possedeva un’estensione di oltre quattro ottave.
Secondo citazioni di A. de Zwolle (1440 circa), di Virdung (1511), di Praetorius e di Mersenne (1636), questo strumento poteva avere parecchie corde per ciascun tasto, le une accordate all’unisono, le altre all’ottava superiore (quattro piedi), conforme al dispositivo usato per l’organo.
Sempre a imitazione dell’organo, il clavicembalo è provvisto di una seconda tastiera ed è dotato di un registro di quattro o di otto piedi, oltre a un meccanismo di accoppiamento che permette di abbassare, con quelli della prima tastiera, anche i tasti della seconda, al fine di aumentare la sonorità dello strumento.
Nel XVII secolo il clavicembalo comprendeva quarantacinque tasti ed era munito di un registro di sedici piedi e, grazie all’abilità dei suoi costruttori (i Ruckers e J. Couchet di Anversa, i Denis di Parigi, e i Blanchet e Taskin nel XVIII secolo), attraversò un’epoca gloriosa.
Ben presto dotato di cinquantacinque tasti e ulteriormente perfezionato, il clavicembalo si affermò ancor più verso il 1750-1760, fino all’avvento del pianoforte che ne segnò il declino.
Un rinato interesse per il clavicembalo si è avuto nel XX secolo, epoca in cui è stato costruito da Gaveau, Pleyel, Neupert.