Esiste un considerevole repertorio musicale scritto per “soprani maschi”, che venne prodotto tra il XVI ed il XVIII secolo, quando era usuale l’impiego dei castrati. Come è noto era tristemente diffusa la pratica di castrare le voci bianche per “preservarne” l’evoluzione vocale e mantenerne intatte le doti “bianche” tipiche della voce angelica della fanciullezza. In tal senso emblematica è la storia di Carlo Broschi, detto Farinelli, la cui storia venne raccontata e portata sui grandi schermi qualche anno fa. Quale percorso umano abbia portato a questo fenomeno non è definitivamente chiaro: spesso la storia è fatta di eventi casuali che inconsapevolmente determinano tendenze o comportamenti difficilmente giudicabili in senso assoluto e dove l’Uomo diventa artefice di opere magnifiche quanto di abomini. I fatti però restano e la conoscenza dell’Uomo non può prescindere dagli stessi. Se vogliamo approfondire periodi storici come il Barocco, ad esempio, e ne vogliamo immaginare i colori, gli odori, ed i suoni, non possiamo prescindere dallo sfondo artistico e musicale in cui i castrati erano attori protagonisti. Compositori come Haendel o Vivaldi hanno composto per queste voci ed hanno creato dei capolavori assoluti in grado di emozionare allora come oggi. Ci piace pensare che la tragedia della virilità rubata abbia comunque consacrato questi uomini all’altare della Musica; siano essi diventati famosi o abbiano condotto una vita comune siamo speranzosi che le loro vite siano state vissute con altissima dignità umana ed artistica. Ecco un documento audio in cui è possibile ascoltare l’ultimo castrato realmente esistito: Alessandro Moreschi morto a Roma nel 1922.