Le vicende che accompagnarono Wagner durante il periodo della stesura dei “Maestri cantori” non furono di certo le migliori possibili. Le difficoltà da superare per allestire le sue opere erano davvero enormi e sia i critici sia i colleghi mostravano un profondo scetticismo. In quello stesso periodo Wagner ebbe a scrivere: “E’ allora che trovai la mia liberazione come artista; è allora che, dopo una lunga lotta tra la speranza che mi veniva dall’intimo e le disillusioni che mi venivano dal mondo esterno, io trovai la fede più certa nell’avvenire dell’arte”. In quest’opera prendono forma i principi ideali di Wagner, che lo stesso compositore rappresenta attraverso i personaggi principali, i Maestri. Alcuni sono saggi, altri aridi e retrivi: il bieco Beckmesser è la caricatura del critico Hanslick; Walter, il riformatore, potrebbe essere Wagner stesso; la figura, nobilissima, di Hans Sachs simboleggia il Popolo, massa ideale capace di intuire la Verità. La storia racconta del nobile cavaliere Walter che ama, corrisposto, Eva, figlia di un ricco gioielliere che l’ha però promessa in premio a chi vincerà l’annuale gara di canto tra i Maestri cantori. Il giovane decide così di farsi ammettere alla corporazione: ma il suo canto di prova, libero e fantasioso, vìola a tal punto le regole tradizionali da scatenare un vero putiferio. Il solo Hans Sachs prende le sue difese ma lo stesso è soverchiato dai colleghi. I due giovani innamorati vedono nella fuga la loro unica speranza ma Sachs vigila su Walter, di cui ha ormai abbracciato la causa, e lo convince a prepararsi per il saggio finale seguendo i suoi consigli. E così avviene. Walter si presenta il giorno di san Giovanni con la sua composizione, “Il canto del sogno”, e vince la competizione e la mano dell’amata.