Vincenzo Bellini nasce a Catania nel 1801 e muore a Puteaux, Parigi nel 1835. È il musicista più rappresentativo della prima epoca romantica italiana, per il suo aspetto “biondo come il grano, dolce come un angelo, giovane come l’ Aurora” (cit. Felice Romani), sembra incarnare nella sua stessa persona fisica l’ideale romantico. Le sue melodie estremamente eleganti si sviluppano in lunghe linee di solito senza molte ripetizioni ovvie di motivi, a volte si presentano con sottili irregolarità nella lunghezza delle frasi. La sua musica è caratterizzata da un aspetto spesso malinconico che lo avvicina molto allo stile di Chopin, infatti i due compositori sono simili non solo sotto questo punto di vista ma anche perché hanno entrambi bisogno di un interprete sensibile ed intelligente. Nei suoi lavori l’intero dramma è concentrato nella melodia perfino più di quanto accada in Rossini, Donizetti e Verdi. In Bellini l’accompagnamento orchestrale è totalmente subordinato al canto. Come tutti i suoi contemporanei, egli affida la melodia contemporaneamente alla voce e agli strumenti, assegnandone l’ornamentazione di volta in volta all’una o agli altri; in altri casi realizza la melodia in una continuità ininterrotta nell’orchestra mentre la voce vi si unisce in frasi frammentarie, ma si tratta sempre di una sola medesima melodia. L’importanza della musica di Bellini non riguarda solo il mito della sua miracolosa melodia e del suo lirismo supremo ma anche nella sua capacità di avere realizzato quell’unità e quella coerenza del discorso drammatico che l’opera seria italiana aveva quasi trascurato. Bellini fu il primo operista italiano dell’Ottocento a capire che i personaggi di un dramma musicale dovevano vivere anche nei recitativi conferendo a questi elevatezza lirica. Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Il Pirata, La Straniera, I Capuleti e i Montecchi, La Sonnambula , Norma e I Puritani.
