Quando nel 1862 Ludwig von Köchel creò l’elenco delle opere di Mozart non sapeva che il suo lavoro sarebbe stato riorganizzato per ben cinque volte. Ad ogni modo egli creò una base di partenza preziosissima: usò K (Köchel) o KV (Köchel Verzeichnis ovvero Catalogo Köchel) indifferentemente per etichettare l’opera di catalogazione e adottò l’ordine cronologico per definirne la numerazione. Non fu un lavoro semplice e le difficoltà oggettive prodotte da fonti diverse, incerte o persino frammentarie, produssero diversi errori di datazione. Il lavoro di Köchel includeva 626 composizioni ed un’appendice di 294 opere considerate dubbie o comunque perdute. La prima revisione ovvero la seconda stesura del catalogo fu ad opera di Paul Count Waldersee nel 1905. Più significativa fu la successiva, nel 1936, ad opera di Alfred Einstein. Egli riorganizzò completamente il catalogo originale inserendo nuovi ritrovamenti e spostando la cronologia di molte composizioni pur conservando la struttura di base del catalogo Köchel e utilizzando le lettere dell’alfabeto per risolvere un problema gravoso: inserire il nuovo materiale tra i numeri già esistenti senza stravolgere quanto fino a quel momento era stato identificato e universalmente riconosciuto. Se così non avesse fatto il concerto per pianoforte N.21 K 467 si sarebbe trasformato nel concerto pianoforte n.21 K 468, e successivamente nel concerto pianoforte n.21 K 469, e così via. In questo modo la Missa solemnis in Do minore, indicata nella prima edizione come KV 139, è diventata KV 114a (tra KV 114 e KV 115) nell’edizione di Einstein e KV 47a (tra KV 47 e KV 48) nell’ultima edizione. La nuova e diversa classificazione di Einstein, cui seguì un supplemento nel 1947 (quarta revisione), viene abbreviata con «E.». La quinta revisione ad opera di Otto Schneider e Anton Algatzy fu del 1962. La versione attuale del catalogo si deve a Franz Giegling, Alexander Weinmann e Gerard Sievers nel 1964. Quest’ultima versione ha portato profondi cambiamenti nella originale classificazione: alcune composizioni sono state trasferite nell’appendice, suddivisa in tre sezioni contraddistinte dalle lettere maiuscole A per distinguerne la copie originali del Maestro di altrui composizioni, con la B per indicarne le trascrizioni di opere mozartiane da parte di altri musicisti e con la C le opere molto dubbie o persino apocrife. Ad ogni modo questa è la versione definitiva, con buona pace dello stesso Mozart, speriamo.