Dalle fonti a noi note, possiamo dedurre che la musica nell’antico Egitto accompagnava feste e banchetti, oltre alle cerimonie religiose. Aveva un ruolo importante nei rituali del tempio, ove era eseguita da sacerdoti-cantori o, nel Nuovo Regno, da donne-musiciste, spesso appartenenti a famiglie nobili. Nel tempio erano presenti anche danzatori e danzatrici addetti al culto, molto spesso di provenienza straniera. Durante i funerali erano eseguiti dei lamenti funebri con danzatori e suonatori. Al di fuori dell’ambito strettamente rituale sono rimasti canti di lavoro (Per la mietitura, per la trebbiatura, per la pigiatura dell’uva), canti d’amore e esecuzioni musicali, sia vocali che strumentali, durante le feste.
Un’intensa attività musicale era svolta alla corte del faraone, dove cantanti e strumentisti avevano una posizione di prestigio. Sono arrivati a noi i nomi di diversi musicisti: cantori, strumentisti, direttori dei cantori del faraone. Ad esempio, la cantante Iti, epoca V dinastia, è raffigurata con l´arpista Hekenu in un rilievo della necropoli a Saqqãra. Sulle sculture e sulle pitture murali la musica è, per lo più, collegata con quelle scene in cui gli artisti rievocavano la vita dei grandi personaggi per mostrare e sottolineare le gioie dell’aldilà.
Fin dalle più lontane dinastie gli Egiziani coltivarono la musica collegando gli strumenti alle loro divinità e alle manifestazioni religiose. La musica sacra era regolata dai sacerdoti, i quali si opposero sempre a ogni tentativo di modificare i riti e i canti ad essa relativi. Questi erano di loro esclusiva pertinenza; solo dal sedicesimo secolo a.C. alle donne, purchè di famiglia sacerdotale, fu permessa la pratica di questi cerimoniali.
All´inizio del terzo millennio a.C., la musica egiziana aveva già avuto un notevole sviluppo. A seguito delle varie campagne militari susseguitesi nel tempo, la cultura musicale egizia subì progressivamente delle contaminazioni da parte dei popoli sottomessi. In realtà, della musica egiziana conosciamo ben poco, perchè probabilmente non esisteva una notazione in quanto, come in altre civiltà antiche, la musica era di tradizione orale.
Si è cercato di fare delle ipotesi sui sistemi musicali egiziani dal momento che non abbiamo alcun frammento di notazione scritta. Sachs, così come aveva ipotizzato per gli arpisti mesopotamici, studiò la posizione delle dita sulle corde delle arpe egiziane e ne dedusse un´accordatura pentafonica.
Tale interpretazione rimane dubbia, come anche le ipotesi sull´esistenza di una notazione musicale, dell´armonia e della polifonia. Eppure la musica era presente in tutte le manifestazioni civili e religiose, nelle battute di caccia, nelle feste e nei banchetti. Nelle grandi cerimonie, vista la prevalenza di strumenti a percussione, o comunque rumorosi quali tamburi, crotali, sistri, la musica doveva essere fortemente ritmata e chiassosa.
La musica in privato, doveva invece essere molto dolce per le caratteristiche degli strumenti utilizzati: l’arpa, il liuto, il flauto. Sembra che fosse la voce ad accompagnare gli strumenti e che particolarmente apprezzate fossero le cantatrici siriane. L’orchestra era molto semplice ed era composta da due arpe e due flauti.