Gli amanti della Musica Classica si riconoscono anche per la cura con cui conservano i loro supporti musicali. Oggi si sta attenti a non graffiare i CD ma prima, con i vinili ed i giradischi la storia era molto più complicata. L’attenzione per pulirli o l’attenzione con cui si faceva cadere la puntina sugli stessi era maniacale. Anche le attrezzature per riprodurli erano delicate allo stesso modo. Per queste ragioni di praticità il CD ha soppiantato il Disco e lo ha relegato ad una nicchia sostenuta da pochi estimatori. D’altro canto, dall’avvento dei CD (Compact Disc) la sensibilità nell’ascolto musicale è drasticamente diminuita. Se da un lato il CD ha eliminato il problema dell’usura tipico del vinile e del nastro, dall’altro ha tolto alle nostre orecchie una quantità incredibile di informazioni sonore. Senza scendere troppo nei particolari, è bene sapere che ogni singola nota, comunque prodotta da uno strumento “analogico”, pianoforte, violino, flauto, etc. etc., contiene una gamma infinita di onde sonore. Attraverso il campionamento e la quantizzazione, ovvero attraverso il processo di digitalizzazione, solo le onde sonore “più importanti” vengono conservate, ovvero quelle che consentono di percepire l’altezza ed il “colore di primo piano”. Tutte le altre sono però responsabili di ulteriori dimensioni della scena sonora, come la profondità, la presenza, etc. etc. e gli ascoltatori più attenti sentono questa differenza. Ecco perché i cosiddetti audiofili prediligono ancora il vinile al CD, pur riconoscendone i limiti tipici degli oggetti usurabili.
Come fare per conservare la qualità del vinile e diminuire i rischi dell’uso continuo degli stessi? La risposta può essere convertire i nostri vinili in file audio con qualità superiore rispetto a quella dei CD e conservare con cura i nostri vinili come se fossero delle reliquie. Certo, anche in questo caso avremo una perdita di informazioni sonore, ma sempre minore rispetto quella che si ha con i Compact Disc. Se un CD Audio è caratterizzato da una frequenza di campionamento pari a 44kHZ con una risoluzione pari a 16bit con questo sistema possiamo raggiungere campionamenti da 96kHz con risoluzioni da 24bit: questo comporta files di dimensioni notevoli, ma oggi questo è un problema relativo. Se per una registrazione in CD Audio della durata media di 60 minuti sono necessari circa 700 Mbyte, per la stessa, in “alta risoluzione”, sono necessari 4 Gbytes ma anche 8Gbytes in funzione dei parametri che scegliamo per la digitalizzazione. E’ evidente che stiamo includendo un numero incredibile di informazioni in più che probabilmente gli audiofili apprezzerebbero. Per ottenere i files in alta risoluzione ci sono due soluzioni una “industriale” ed una “fatta in casa”; nel primo caso sono le stesse case discografiche che si occupano di recuperare le registrazioni master originali e procedere con la digitalizzazione con apparecchiature di alto livello e molto costose (vedi HDTracks); nel secondo caso possiamo intervenire noi stessi e procedere alla digitalizzazione dei nostri vecchi vinili mediante l’uso di apparecchi dal prezzo abbordabile (qualche centinaio di euro) e che garantiscono una buona qualità. Grazie ad Electronic Star abbiamo provato un prodotto interessante il Giradischi DJ-Turntable USB Akai ATT002 con uscita USB. Questo dispositivo è un classico piatto stereo che si può collegare ad un amplificatore hi-fi classico e funzionare da giradischi; oltre le uscite RCA possiede anche una porta USB grazie alla quale può inviare i dati raccolti durante la riproduzione del vinile al PC. Supporta i formati 33, 45 e 78 giri, la funzione “reverse” e poggia su dei piedi in grado di assorbire le vibrazioni; cosa non da poco, è collegabile ed ogni tipo di PC o MAC. Le dimensioni ed il peso sono minimi 44,9 x 14,5 x 37 per 4 kg. Per quanto concerne la digitalizzazione, è sufficiente installare il software gratuito Audacity grazie al quale è possibile impostare i parametri di campionamento e produrre i nostri file audio in alta risoluzione.