Lo Stile Liturgico della Chiesa Romana
I primi cristiani altri non erano che ebrei e pagani, che, ripudiando una fede, ne abbracciavano un’altra, continuando a manifestare il proprio credo con le stesse “modalità musicali” fino ad allora in uso: alla lunga fu sempre più difficile distinguere le diverse componenti. Quali furono gli esatti sviluppi non è certo, non sono molte le fonti che ci rassicurano in tal senso. Sta di fatto, che a partire da queste premesse si svilupparono tre forme di canto cristiano: responsoriale, antifonico e allelujatico.
A partire da queste forme cantate si svilupparono le Messe e gli Inni che erano delle forme più complesse e che, a causa della vastità del territorio romano-cristiano, subirono diverse declinazioni. Nacquero così diversi stili liturgico-musicali, in funzione delle tradizioni culturali che inevitabilmente influenzavano il culto stesso e si distinsero in Romano, Ambrosiano, Aquileiese, Gallicano, Mozarabico e Bizantino.
Lo stile bizantino, tra le multiformi liturgie orientali, sussiste tuttora; dicasi lo stesso per la liturgia ambrosiana che si è perpetuata nei secoli successivi. Le liturgie gallicana e mozarabica invece scomparvero molto presto, sotto la spinta del forte richiamo esercitato da Roma e per il diretto intervento dell’opera unificatrice di Carlo Magno nella formazione del Sacro Romano Impero che, tra le conseguenze dirette nel campo musicale, determinò la completa distruzione dei libri corali del canto gallicano, ordinata proprio dagli imperatori Carolingi.
Su tutte prevalse la liturgia romana che si estese a tutto il mondo cristiano e che universalmente oggi chiamiamo Rito Gregoriano in onore di Papa Gregorio Magno che fu l’arteficie del riordino e della catalogazione.
Il risultato di quest’operazione fu il cosiddetto Antiphonarius cento un esemplare del quale, per ordine dello stesso pontefice, fu fissato con catena d’oro all’altare sulla tomba di San Pietro.