La Gazza Ladra di Rossini

La storia in due Atti

rossinigazza

La gazza ladra è un’opera lirica di Gioachino Rossini su libretto di Giovanni Gherardini.

La prima rappresentazione ebbe luogo il 31 maggio 1817 al Teatro alla Scala di Milano. L’opera, un tempo famosissima, viene oggi rappresentata raramente, mentre è rimasta nel repertorio sinfonico la magnifica sinfonia dell’opera. Secondo testimonianze dell’epoca la prima fu un grande successo. L’enorme popolarità dell’opera che durerà fino agli ultimi anni ’20 dell’Ottocento è dimostrata tra l’altro dai numerosi libretti e adattamenti.

ATTO I

Scena I

In casa del ricco proprietario terriero Fabrizio Vingradito si prepara una grande festa per il ritorno dalla guerra di suo figlio, Giannetto. Lucia, la padrona di casa, sorveglia gli inservienti mentre suo marito, Fabrizio, canta un inno al vino e quindi le comunica che il loro figlio, Giannetto, vuole sposare la domestica, Ninetta della quale è innamorato da tempo. A Lucia, che considera Ninetta una fannullona, il progetto non piace affatto. Si lamenta che la giovane ha recentemente perso la forchetta d’argento. Entra in cortile Ninetta, in attesa del suo amato Giannetto, paternamente ascoltata da Fabrizio. Lucia disturba la loro conversazione, lamentandosi della negligenza di Ninetta a proposito della forchetta mancante. Dopo la partenza dei tre, appare il venditore ambulante Isacco con le sue cianfrusaglie. Pippo gli chiede di andarsene. Grida di gioia accompagnano il ritorno di Giannetto. Ninetta è fuori di sé dalla gioia per il ritorno del suo innamorato. Non appena Giannetto la scorge, corre da lei per abbracciarla. Tutti si siedono a tavola per una bicchierata e, sotto lo sguardo torvo di Lucia, Fabrizio fa sedere Ninetta tra lui e suo figlio. Durante la festa, Giannetto rammenta lo zio ammalato e la famiglia decide di fargli visita. Gli inservienti rimangono a casa. Nel cortile ormai vuoto appare un uomo dall’aspetto malandato. Ninetta si avvicina e riconosce suo padre che gli racconta di essere stato condannato a morte per un litigio con un ufficiale e di avere disertato per salvarsi la vita. In quel momento Ninetta si accorge che si sta avvicinando il Podestà con le sue profferte amorose e fa segno al padre di fingere di dormire in un angolo del cortile. Il Podestà, lanciato nei suoi approcci, nota improvvisamente l’uomo addormentato nell’angolo. Ninetta gli dice che è un esausto vagabondo profondamente addormentato. Gli approcci del Podestà sono nuovamente disturbati dal segretario Giorgio che gli consegna una lettera. Mentre il Podestà cerca i suoi occhiali, Ninetta consiglia al padre di fuggire. Questi non ha denaro e, per procurarselo, dà a Ninetta una posata d’argento, pregandola di venderla e nascondere il ricavato nel tronco di un vecchio castagno. Il Podestà non trova gli occhiali e chiede a Ninetta di leggere la lettera. La giovane getta un’occhiata al contenuto e riconosce sgomenta che la descrizione del ricercato è quella del padre. Affinché non venga scoperto, Ninetta, leggendo, cambia la descrizione. Il Podestà confronta i dati con il vagabondo ma, ascoltando la descrizione di Ninetta, abbandona ben presto l’idea. Nel frattempo, in un baleno, la gazza ruba un cucchiaio dal tavolo.

Scena II

Isacco, l’usuraio, ripassa davanti alla casa. Ninetta lo chiama e gli vende la posata ricevuta dal padre. Dopo che Pippo ha ricatturato e rinchiuso la gazza in gabbia, chiede a Ninetta cosa contrattasse con Isacco. Ninetta spiega solamente di avere avuto bisogno di denaro. Mentre Ninetta si prepara ad andare a nascondere il denaro, ritornano Fabrizio e Giannetto. Ninetta fa per andarsene, ma arrivano Lucia ed il Podestà che vuole essere presentato a suo figlio. Lucia controlla la tavola apparecchiata e nota immediatamente che manca un cucchiaio. Arrabbiata, ricorda che il giorno prima mancava una forchetta. Fabrizio cerca di calmarla, ma il Podestà, contro il volere di Fabrizio, inizia un’inchiesta giudiziaria. Pippo, che ha cercato le posate dappertutto, ritorna a mani vuote. Ninetta dichiara la sua innocenza ma, il meccanismo della legge, nelle vesti del Podestà inizia a delinearsi. Quando Giannetto chiede chi potrebbe essere il ladro, la gazza risponde dalla sua gabbia “Ninetta”. Il Podestà, con l’orgoglio ferito per essere stato respinto da Ninetta, decide di vendicarsi. Chiede alla sfortunata il suo nome e quello di suo padre e si accorge immediatamente del nesso con il manifesto del ricercato. Ninetta, sopraffatta, piange e cerca il fazzoletto. Dalla tasca cade il denaro ricevuto da Isacco. Lucia vuole conoscere la provenienza. Ninetta giura che le appartiene. Pippo, nell’intento di aiutarla, riferisce che Isacco lo ha dato a Ninetta. Il dramma raggiunge il suo culmine. Isacco conferma che Ninetta gli ha venduto una posata d’argento con le iniziali FV. Non solo Giannetto ma pure Fabrizio ed il Podestà restano folgorati. Ninetta non sa come difendersi perché, per non scoprire l’identità del padre, non può dire che le iniziali sono quelle di Fernando Villabella, il padre, e non di Fabrizio Vingradito. Trionfante, il Podestà arresta Ninetta.

ATTO II

Scena I

Mosso da compassione per Ninetta, Antonio, il carceriere, le permette di uscire di cella e andare a respirare un po’ d’aria fresca in cortile. Ninetta è soprattutto preoccupata per suo padre che l’aspetta probabilmente nel bosco con l’aiuto promesso. Le viene in mente di chiedere a Pippo di venderle la sua piccola croce d’oro.Chiede al carceriere di andare a chiamare Pippo. Arriva inaspettato Giannetto e Ninetta prega Antonio di lasciarglielo incontrare. Giannetto la scongiura di raccontargli la verità. Ninetta proclama la sua innocenza, ma non gli svela il segreto. Antonio ritorna ad avvertire Giannetto dell’arrivo del Podestà. Giannetto promette alla sua amata di fare il possibile per salvarla. Il Podestà si avvicina a Ninetta e le promette di salvarla nonostante le circostanze la denuncino colpevole. Il prezzo della libertà è che Ninetta ceda alle sue brame. La giovane si ribella violentemente. Il suo rifiuto è uno schiaffo per il Podestà che ripete la sua richiesta con odio. Arriva Pippo al quale Ninetta chiede, in cambio della croce d’oro, di nascondere tre soldi nel vecchio castagno. Pippo accetta e Ninetta gli dà pure un anello per Giannetto.

Scena II

Lucia, che a causa dell’evidenza degli indizi ritiene Ninetta colpevole, è assalita da dubbi e rimorsi. Improvvisamente appare Fernando, in cerca della figlia. Lucia gli rivela che Ninetta è accusata di furto e sta per essere processata. Fernando è sbigottito e decide, senza pensare alla pena di morte che pende su di lui quale disertore, di salvare sua figlia.

Scena III

Lucia esce di chiesa dove ha pregato per Ninetta. Promette che amerà Ninetta come una figlia se si salverà dalla condanna a morte.

Scena IV

I giudici hanno condannato unanimamente a morte l’imputata e il presidente del tribunale legge a Ninetta il verdetto di colpevolezza. Giannetto non si controlla più e scongiura il giudice di annullare la condanna qualora Ninetta si discolpi rivelando il suo segreto. Ma Ninetta non cede. Improvvisamente appare Fernando. Il Podestà riconosce in lui il disertore ricercato e si affretta ad arrestarlo. Fernando viene condotto in cella e Ninetta all’esecuzione.

Scena V

Ernesto arriva sulla piazza e chiede a Pippo dove si trovi la casa del Podestà che deve informare della grazia concessa a Fernando dal Re. Pippo ha nascosto il denaro nel tronco del castagno come promesso ed è seduto su una panchina a contare il resto. Antonio, distrutto dal dolore per il destino di Ninetta, gli siede a fianco. La gazza arriva volando e ruba a Pippo una monetina nuova di zecca. Pippo ed Antonio, arrabbiatissimi, le danno la caccia. Nel frattempo accompagnata da più guardie, Ninetta viene condotta sulla piazza del tribunale, seguita dagli sguardi degli ammutoliti compaesani. Pippo ed Antonio si sono arrampicati al nido della gazza in cima al campanile e non solo vi trovano la monetina, ma le posate di Lucia. Si mettono a suonare le campane come due forsennati per fermare l’esecuzione. Curiosi accorrono da tutte le parti e Pippo li informa sull’identità del ladro. Fabrizio e Giannetto si precipitano ad interrompere lo svolgimento dell’esecuzione. Sorpreso dal fracasso, arriva anche il Podestà. Lucia gli dimostra l’innocenza di Ninetta. Si sente, ravvicinato, il suono di raffiche e Lucia trema al pensiero che Ninetta sia già stata fucilata. Si tratta in effetti di raffiche di saluto. Ninetta, seduta su un carro decorato di fiori in tutta fretta, viene condotta in piazza circondata da una folla giubilante. È preoccupata per la sorte del padre che, prendendola fra le braccia, le conferma di essere libero. Lucia si precipita verso Ninetta e Giannetto e benedice la loro unione. Tutto il villaggio festeggia il lieto fine. Solo il Podestà rimane in disparte, amareggiato e divorato dai rimorsi.

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