Gianni Schicchi è un’opera in un atto di Giacomo Puccini, su libretto di Gioacchino Forzano basato su un episodio del Canto XXX dell’Inferno di Dante. Fa parte del Trittico. La prima assoluta ha avuto luogo il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York.
La trama
Gianni Schicchi, famoso in tutta Firenze per il suo spirito acuto e perspicace, viene chiamato in fretta dai parenti di Buoso Donati, un ricco mercante appena spirato, perché escogiti un mezzo ingegnoso per salvarli da un’incresciosa situazione: il loro congiunto ha infatti lasciato in eredità i propri beni al vicino convento di frati, senza disporre nulla in favore dei suoi parenti.
Schicchi, dato che nessuno è ancora a conoscenza della dipartita di Buoso Donati,mette in atto un piano che si tramuterà in beffa. Ordina che il cadavere di Buoso venga trasportato nella stanza attigua in modo da potersi lui stesso infilare sotto le coltri, e dal letto del defunto, contraffacendone la voce, dettare al notaio le ultime volontà.
Così infatti avviene, non senza che Schicchi abbia preventivamente assicurato i parenti circa l’intenzione di rispettare i desideri di ciascuno, tenendo comunque a ricordare il rigore della legge, che condanna all’esilio e al taglio della mano non solo chi si sostituisce ad altri in testamenti e lasciti, ma anche i suoi complici.
Schicchi quindi declina dinanzi al notaio le ultime volontà, ma quando dichiara di lasciare a Schicchi, ovvero a sé stesso, le cose più preziose, fra cui l’ambita casa di Firenze, i parenti esplodono in urla furibonde, scagliandosi poi contro di lui, che caccia tutti dalla casa, divenuta ora di sua esclusiva proprietà.
Fuori, sul balcone, Lauretta , figlia di Schicchi, e Rinuccio , il giovane nipote di Buoso Donati, da tempo innamorati, si abbracciano teneramente. Schicchi, contemplando la loro felicità, sorride compiaciuto della propria astuzi nonostante lo condannerà all’inferno.