Carmen è un dramma lirico in quattro atti di G. Bizet, su libretto dui H. Meilhac e L. Halévy. L’opera venne rappresentata per la prima volta a Parigi il 3 marzo 1875. L’argomento è tratto, molto liberamente, dal romanzo omonimo di P. Mérimée. Al libretto lavorò lo stesso Bizet scrivendone alcune parti, tra cui le parole dell’habanera. La Carmen del 1875 presentava le caratteristiche richieste dell’Opéra – comique, cioè del dialogo parlato, ma in seguito parte del dialogo venne adattata a recitativo strumentale dal compositore E. Guirand, e parte soppressa. È in quest’ultima forma che Carmen viene oggi rappresentata. All’inizio l’opera non trovò il favore positivo del pubblico e Bizet, morto tre mesi dopo la prima rappresentazione, non potè vederne la fortuna.
Atto I. La scena si svolge in una piazza di Siviglia. La giovane Micaela (soprano) sta aspettando il cambio della guardia dei dragoni per parlare con don Josè, ma è costretta ad allontanarsi per le insolenti attenzioni dei militari. Sopraggiunge don Josè (tenore). Ha appena finito di controllare il cambio della guardia, che sulla piazza irrompono le sigaraie che escono dalla fabbrica e Josè rimane ammaliato da una di esse, la gaia e provocante Carmen (mezzosoprano). Ella gli getta un fiore e Josè ne è a tal punto turbato che presta appena ascolto a Micaela che, tornata indietro, gli reca il saluto della madre lontana. Scoppia una rissa tra le sigaraie, e Carmen, la più aggressiva, viene arrestata. Ma Josè, chiesta e ottenuta da lei la promessa di esserne amato, la fa fuggire.
Atto II. Due mesi dopo, nella taverna di Lillas Pastia, luogo di ritrovo di contrabbandieri. Carmen rifiuta le proposte amorose del torero Escamillo ( baritono) perché ama Josè ed è in attesa di lui, che è appena stato rilasciato dalla prigione cui era stato condannato per avere favorito la sua fuga. Per lo stesso motivo rifiuta di unirsi ad un gruppo di contrabbandieri. Ma ecco arrivare Josè, che ancora conserva il fiore donatogli da Carmen. Suona la fanfara che ordina il rientro dei militari ma Josè, schernito e aizzato da Carmen, esita a staccarsi da lei. Quando il tenente Zuniga ( basso ) gli ordina di rientrare, Josè si ribella e leva la spada contro di lui. I contrabbandieri li separano ma Josè ha ormai segnato il suo destino e decide di seguire con Carmen i fuorilegge.
Atto III. Tra i monti, nel bivacco dei contrabbandieri. Le carte predicono a Carmen la morte vicina e a Josè la stessa sorte, subito dopo di lei. Giunge, non vista, Micaela, in cerca di Josè. Intanto è comparso Escamillo che subito ha un violento scontro col rivale. Essi vengono separati da Carmen ed Escamillo si allontana, ma ha ormai conquistato la donna. Josè lo intuisce e la minaccia. Ma quando Micaela viene scoperta e gli annuncia che la madre è morente, Josè la segue.
Atto IV. La plaza de toros a Siviglia. Carmen è ormai di Escamillo, e non si cura di guardarsi da Josè, nonostante gli avvertimenti delle amiche. Mentre sta per entrare nell’arena, Josè si fa avanti, lacero e disperato. Vane sono le suppliche, Carmen si sfila l’anello che egli le aveva donato e glielo getta. Mentre la folla applaude il vittorioso Escamillo, Josè uccide Carmen con una pugnalata e si costituisce ai gendarmi.