Qualche domanda per conoscere Daniela Mastrandrea

1) Carissima Daniela, è con grande piacere che facciamo la tua conoscenza. Le prime cose ce le hai già raccontate attraverso le Note di Mondi Paralleli con un video che ci ha rapiti anche per le spettacolari immagini. Quali sono i tuoi Mondi Paralleli?

Il piacere è mio e vi ringrazio per l’invito! Quali sono i miei Mondi Paralleli… Viviamo sommersi da mondi paralleli. Sommersi e permeati. Si, perché i Mondi Paralleli sono fuori e dentro noi. Mondi paralleli distinti e contrapposti e allo stesso tempo coesistenti tra loro. Vedere la vita con gli occhi della mente, da questa prospettiva, ti fa sentire al centro del mondo, in un piccolo angolo dell’universo ma con la percezione di sentirsi magicamente ed ampiamente avvolti da esso. I Mondi Paralleli che io avverto appartengono alla mia parte inconscia e le parole potrebbero vanificare la percezione, eppure, due cose mi hanno animata fortemente… la visione del sé che esprime la volubilità e la vulnerabilità dell’essere umano, questo suo continuo oscillare tra bene e male, bianco e nero, buono e cattivo, fuori e dentro e la proiezione all’esterno di me in cui vedo vari livelli di profondità di cose e persone, della natura umana e non solo.
2) Abbiamo scoperto anche Lo Specchio e sin dal primo ascolto siamo stati trasportati in un mondo romantico, forse un po’ languido, ma ricco di sentimenti, quelli celati, non espressi, quelli che le parole faticano a raccontare. Cosa ti ispira?

Avete presente il magone, quel magone che ti lascia un nodo in gola, non ti fa respirare e, anche se vorresti piangere, non ci riesci… beh, questo è un po’ quello che provo quando scrivo la mia musica! Spesso, nella vita, mi trovo nella situazione di voler dire molte parole con la consapevolezza che non sempre serve e così scelgo di non dirle, prendo carta e penna, in questo caso matita e pentagramma, e scrivo. “Lo Specchio”, anch’esso il singolo dell’omonimo album, rappresenta, come dice la parola stessa, uno specchio nel quale riflettere la mia immagine attraverso il mondo esterno, ritornando sempre al nucleo di me stessa. Cosa mi ispira… mi ispira la vita con le sue gioie e i suoi dolori, con l’invisibile che spesso cela ma non per questo non esiste… mi ispira la gente, quello che prova, la realtà delle cose… mi ispira l’universo ed il suo moto!

3) Quando inizia la tua passione per il pianoforte, e chi sono stati gli esempi che ti hanno trascinato piacevolmente in questo mondo?

La mia “vera” passione per il pianoforte è iniziata un po’ più in la, quando ho iniziato a comprendere le cose ed il loro senso. Quando si è piccoli non si è molto propensi, tranne in rari casi, allo studio di uno strumento. La musica è disciplina ed in quanto tale richiede applicazione ed impegno costante e quando si è piccoli non sempre si è disposti a “sacrificare” il proprio tempo allo studio. Come accade nella maggior parte dei casi, ho seguito il consiglio degli adulti, prima di mia zia e poi di mia madre che avevano visto in me delle doti innate, così mi raccontano. All’epoca mamma aveva un’audiocassetta di Richard Clayderman ed io mi divertivo a sbobinarla. La mia passione era trascrivere le note sul pentagramma ed io ero instancabile nel mandare avanti e indietro quell’audiocassetta fino a che le note che avevo scritto sul pentagramma non fossero perfettamente identiche a quelle che ascoltavo. Potrei dire che la mia passione già da allora era più scrivere che suonare. Suonare era sempre un passo secondario. Mi piaceva più immaginarla la musica che toccarla. La toccavo con le dita solo quando era già completa sul pentagramma. Era più l’idea, la visione che mi affascinava della musica che non l’aspetto pratico in sé. Avevo e sentivo la musica in testa… e nel cuore. Quando sedevo al pianoforte, invece, mi piaceva suonare una raccolta di Steven Schlaks che apparteneva a mia madre. Ero molto legata a quella raccolta e la ripercorrevo in lungo e in largo. A parlarne, quasi mi mancano quei momenti e la commozione, al ricordo, sale. Perciò se è vero che l’infanzia segna in gran parte ciò che saremo, i miei primissimi esempi musicali sono stati principalmente Richard Clayderman e Steven Schlaks.
4) Anche per te la domanda che non può mancare. Cosa è per te Musica Colta?

Sinceramente questa per me è la domanda più difficile perché la musica sono abituata a farla, non a definirla o classificarla… un po’ perché non mi è mai interessato più di tanto e un po’ perché per me la musica è musica. Se parla al cuore, di qualunque stile o genere, è musica! La musica colta fa riferimento a tradizioni musicali che si fondano su avanzate considerazioni strutturali e teoriche e che includono una tradizione musicale scritta.

5) Infine i nostri complimenti per un brano che ci ha particolarmente colpiti, Sottovoce. La scelta del flicorno, da accostare al piano, è spettacolare. Una miscela ben dosata in ogni frase musicale, con il piano che accompagna il flicorno quasi come fa il maestro con l’allievo. Siamo curiosi di sapere quello che ci vorrai raccontare, di più, su questo pezzo.

Grazie per i complimenti! Sono davvero molto graditi! Sottovoce nasce in una stanza semi buia, quasi ad occhi chiusi, da un sentire profondo in un silenzio indescrivibile e la finestra sul ponte della Gravina di Gravina in Puglia, dove sono nata e cresciuta e con me i miei brani. Sottovoce è nata in modo del tutto spontaneo, senza forzature né logiche prevaricatrici, ero solo in ascolto di questa melodia che dal profondo giungeva a me. Alla base del processo di scrittura c’è sempre un ingrediente fondamentale… la suggestione! Per me la suggestione è tutto. E quella sera c’era una certa magia nell’aria e questo tema mi è giunto così chiaro! E come spesso accade, ogni tema porta con sé già la sua relativa timbrica e per questo tema, la scelta del flicorno era d’obbligo. Indubbiamente se un tema è bello, qualunque strumento lo suoni, resterà bello ma è altresì vero che il colore ed il timbro di uno strumento possono fare la differenza rispetto ad un altro. E così ha vinto il flicorno. Leggere nella domanda “una miscela ben dosata in ogni frase musicale, con il piano che accompagna il flicorno quasi come fa il maestro con l’allievo” mi riempie il cuore di gioia perché nello scrivere è esattamente quello che ho avvertito… una fusione tra i due strumenti in modo che l’uno non prevaricasse l’altro… esattamente come vorrei che fosse nella vita che viviamo, tra noi essere umani!

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