1) Abbiamo percorso Il “tuo” Sentiero degli Dei e lo abbiamo fatto “nostro” e nella soggettività dell’ascolto abbiamo viaggiato tra alberi infiniti sull’asintotico percorso tra Dio e l’Uomo. Abbiamo percepito un senso di sospensione che non inquieta, un intreccio tra Musica e Parola che non confonde, uno sfondo in primo piano, una fusione tra il finito e l’indefinito.
Ti domandiamo, se possibile, di raccontarci quale è stato il tuo percorso, da cosa nasce il tuo Sentiero?
OL: “Un senso di sospensione che non inquieta”. Tutto si può racchiudere in questa frase che fa da prefazione alla domanda. Un percorso alla ricerca, appunto, di una “pace” che si trova in genere solo quando si finisce di scrivere. Un percorso che porti ad una dimensione dove l’immortalità dell’arte possa sconfiggere la mortalità terrena. Compito dell’artista dovrebbe essere quello di tracciare questo percorso. Non è affatto facile, una ricerca continua e introspettiva e non è detto che ci si riesca sempre.
2) Nel Sentiero degli Dei troviamo la tua Musica e i testi di Luciano “Varnadi” Ceriello e anche i dipinti di Fernando Masi, se vogliamo. Ci domandiamo: è possibile concertare tutto questo senza “sporcare”, per così dire, l’ispirazione iniziale, la tua ispirazione?
OL:In questo caso posso rispondere sicuramente di sì. L’idea musicale di base di questo cammino si è completata ed arricchita dell’opera di due grandi artisti che l’hanno completata, attraverso la loro arte, rendendola qualcosa di unico.
– Quali legami possono portare la consapevolezza e la certezza di scrivere le giuste parole sulle giuste note quando non è la stessa persona a farlo?
OL:Mi fido sempre artisticamente delle persone alle quali chiedo di collaborare con me. So che non mi deluderanno. La circolarità, la collaborazione, la condivisione rappresentano per me qualcosa di fondamentale. S’impara e si cresce sempre dalle esperienze altrui e ogni artista coinvolto nei miei progetti apporta il proprio bagaglio culturale e artistico. Tutto ciò rappresenta qualcosa di fantastico: sensibilità diverse coinvolte in un unico progetto. Può venir fuori solo qualcosa di buono. Il vero legame resta l’arte.
3) In questo momento della tua esperienza umana e artistica puoi dirci se esiste uno stile musicale che senti più tuo?
OL:Non esiste uno stile musicale in particolare che sento più mio. Posso dire che oggi, forse, sono più bravo ad utilizzare i colori che un po’ alla volta sono entrati a far parte della mia tavolozza.
4) Senti di poter essere in una fase di naturale evoluzione propedeutica ad un nuovo modo di sentire?
OL: Credo di sì, ma non credo che sia una mia prerogativa. Mi trovo “nel mezzo del cammin” ed è inevitabile che il mio “sentire” sia più maturo e delineato.