
MC – Veneziana, laureata in Psicologia, mezzosoprano e pianista con già tante collaborazioni di rilievo. Ad un certo punto ti rendi conto che la Musica Barocca, ed in particolare l’Opera del XVIII secolo, è quella che fa risuonare maggiormente le tue corde interiori. Puoi raccontarci questa presa di coscienza?
In un certo senso è sempre stato così, ho sempre amato la Musica Barocca e l’Opera del XVIII secolo. Durante il mio percorso di studi in Pianoforte, l’insegnante mi diceva che ero particolarmente portata per J. S. Bach, ed in effetti era l’autore che più mi piaceva e dal quale traevo più soddisfazioni. Allo stesso modo, quando mi iscrissi al Conservatorio per studiare Canto, mi sentivo particolarmente a mio agio, le rare volte che l’insegnante mi proponeva arie di autori quali A. Vivaldi e G. F. Handel.
Purtroppo fino a una decina di anni fa, o poco più, non esistevano dei percorsi specifici per chi volesse dedicarsi completamente alla Musica Barocca, così fui indirizzata verso il classico repertorio operistico. Nei primi anni della mia carriera ho avuto modo di debuttare in parecchi ruoli da “cantante d’opera”. Seppure mi piacesse moltissimo, tuttavia sentivo di non riuscire ad esprimermi completamente. E’ stato così che ho deciso di dedicarmi seriamente allo studio della Musica Barocca e alla ricerca di Musica inedita del XVIII secolo. Sentivo di voler dare un contributo nuovo e sentivo l’esigenza di “ridipingere” il ruolo, a volte stereotipato, del cantante lirico.
MC – La tua azione culturale si è tradotta anche in un’opera di ricerca, che ti ha condotta negli archivi, che ci piace immaginare polverosi, alla scoperta di pagine dimenticate. Nel tuo ultimo Cd , “Arie dall’opera Sofonisba” di Maria Teresa Agnesi, riporti alla luce le note e indirettamente la vita di questa donna poco raccontata dalla Storia. Maria Teresa Agnesi, pur essendo una donna del XVIII secolo, visse in un contesto privilegiato che le permise di studiare Musica e Poesia. Figlia di un uomo benestante, Pietro Agnesi, che fece della propria casa un luogo di cultura, molto apprezzato dagli intellettuali del tempo. Cosa ci puoi dire di questa donna e della sua Musica? Esiste un legame “cosmico” che ti ha condotta a lei?
Maria Teresa Agnesi doveva essere una donna eccezionale e certamente non comune. Sorella minore di Maria Gaetana Agnesi, illustre matematica, è stata una delle pochissime compositrici del ‘700. Maria Teresa Agnesi non si limitò a scrivere composizioni da salotto, ma si spinse a scrivere intere opere liriche. Sofonisba è una di queste, probabilmente la prima che l’autrice scrisse. Si tratta di un dramma piuttosto originale per l’epoca, in quanto la protagonista dell’opera muore.
Nelle opere del ‘700 infatti si assisteva quasi sempre ad un lieto fine. Il fatto che una giovane donna si fosse spinta non soltanto a scrivere un’opera, ma un’opera con un finale tragico, ci fa comprendere, non soltanto la forza interiore che doveva avere, ma quanto volesse imporre un suo particolare pensiero sulle scene musicali dell’epoca. L’opera, che non venne mai rappresentata in un evento pubblico, ma conservata saggiamente dall’imperatrice Maria Teresa D’Austria, fu considerata probabilmente fin troppo audace da quest’ultima. L’imperatrice vide se stessa (e non a torto) nei panni della protagonista, la quale, seppure eroicamente, perde la vita.
C’è un legame cosmico che mi lega a Maria Teresa Agnesi? Credo proprio di si! Ho avuto la fortuna di visitare il luogo in cui è vissuta in occasione del Festival a lei dedicato. Ho avuto la sensazione che fosse stata la compositrice stessa ad invitarmi e per molto tempo ho visto volare due farfalle bianche vicino alla proprietà Agnesi, quasi fossero le due sorelle tornate ai luoghi nativi.
MC – Nella tua professione il Canto è spesso accompagnato da scene in costume. Quanto valuti importante questo aspetto? Quanto la messa in scena completa la Musica?
Per me il costume è un ulteriore modo per potersi immergere in quella meravigliosa atmosfera che non esiste più. Lo vedo come il completamento di un’azione rivolta a destare l’immaginazione, o forse a ridestare un ricordo perduto. Ogni volta che indosso un costume in stile settecentesco, qualcosa in me si trasforma, riesco a comunicare meglio col passato. In questo senso credo che la messa in scena sia importantissima, completa la Musica e le dona un senso ulteriore.
MC – Secondo la tua esperienza come puoi raccontare il legame tra Musica e Inconscio (non fosse altro che sei anche una psicologa)?
Esiste un forte legame tra Musica e Inconscio. Ben prima di imparare a parlare, il bambino è immerso in un universo sonoro, al quale progressivamente attribuisce significati. Tali significati lo guidano verso la comprensione stessa della parola e quindi del linguaggio verbale.
Quando si parla di Musica, molti studiosi (come Michel Imberty), la considerano un linguaggio preverbale, in quanto presenta caratteristiche simili a quelle del linguaggio vero e proprio, quali una struttura schematica e ripetitiva , che potremmo definire “grammatica” e uno scopo comunicativo. Trattandosi di un linguaggio preverbale, la musica ha la possibilità di smuovere parti del sé che attraverso il linguaggio verbale sarebbero inaccessibili. Detto in altre parole, la Musica ha la possibilità di aggirare la barriera del pensiero razionale e colpire direttamente la sfera emotiva. In questi termini la Musica diventa un potente mezzo per raggiungere l’inconscio.
MC – Cosa ti aspetti nel tuo futuro artistico? Coltiverai sempre la vena filologica?
In questo momento storico è difficile immaginare un florido futuro artistico in Teatro, tra Opere e Concerti. Tuttavia sono risoluta a continuare il mio percorso tenendomi sempre pronta per il Teatro e soprattutto coltivando la vena filologica. Mi piacerebbe che le nuove generazioni imparassero a considerare la Musica del passato come un patrimonio storico-culturale, oltre che artistico e legato alla sfera del piacere.
MC – Cosa risponderesti ad un giovane di oggi che ti chiedesse cosa è la Musica Colta?
Se un bambino facesse questa domanda sarebbe libero da qualsiasi preconcetto e sarebbe facile fargli comprendere cosa possa essere la Musica Colta semplicemente attraverso qualche ascolto. Se invece lo chiedesse un adolescente , o un giovane adulto, gli parlerei di quella musica che quasi sempre appartiene al passato, che non ha come unico scopo il divertire e l’intrattenere, ma che si tratta di musica atta a muovere i lati più profondi dell’anima, a farci innamorare, a farci conoscere le parti più nascoste di noi stessi, ad ispirare la nostra vita. Gli direi che tutto questo può accadere però soltanto nel momento in cui avrà il coraggio di fermarsi un attimo, di mettersi in contatto con i propri sentimenti e di permettere così alla musica di fare il resto.