Teatro Massimo di Palermo

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Il Teatro Massimo Vittorio Emanuele di Palermo è il più grande teatro d’Italia e uno dei più grandi teatri lirici d’Europa.

Famoso nel mondo per l’acustica perfetta con la sua sala a ferro di cavallo.
Alla sua apertura, per monumentalità e dimensione, suscitò le invidie di molti, perfino Re Umberto, con una gaffe clamorosa, dichiarò: “Palermo aveva forse bisogno di un teatro così grande?”.

Questo teatro è stato costruito a seguito della demolizione di gran parte della città barocca e sorge sulle aree di risulta della chiesa delle Stimmate e del monastero di San Giuliano.

La tradizione narra che una suora, l’ultima Madre Superiora del convento, si aggiri ancora per le sale del teatro.

Si dice anche che chi non crede alla leggenda inciampi in un particolare gradino entrando a teatro, gradino detto appunto “gradino della suora“.

Dopo vicende travagliate che seguirono il concorso del 1864 vinto dall’architetto Giovan Battista Filippo Basile, nel 1875 iniziarono i lavori completati da Ernesto Basile che subentrò nella costruzione nel 1891 alla morte del padre.

L’Impresa di costruzioni che edificò il Teatro Massimo V. E. II in Palermo era la Ditta Rutelli-Machì; i due Soci Titolari della stessa Impresa erano rispettivamente i Sigg. Giovanni Rutelli ed Alberto Machì; l’Architetto Giovanni Rutelli si aggiudicò nel 1874 ufficialmente l’appalto per la realizzazione del Teatro Massimo e diresse quindi in qualità d’imprenditore, direttore tecnico e costruttivo, l’intera edificazione del Teatro, in particolare, tutte le opere murarie dalle fondamenta sino all’ossatura dei solai, comprese tutte le decorazioni esterne; il Rutelli diresse l’intera costruzione assieme al Progettista e Disegnatore dello stesso Teatro, l’Architetto Giovan Battista Filippo Basile ed in seguito con il Figlio dello stesso G.B.F. Basile, cioe’ l’Architetto Ernesto Basile.

Fu per decenni chiuso al pubblico per restauri, ma nel maggio 1997 fu riaperto al pubblico e ai turisti durante il periodo riconosciuto come “Primavera di Palermo“.

Il grande teatro palermitano si propone oggi come una fucina ricchissima di iniziative ed eventi culturali: balletti con artisti di fama internazionale, concerti ed allestimenti di opere liriche, mostre ed incontri con i loro protagonisti della musica contemporanea.

Sul frontone della facciata si può leggere il motto “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire” (Autore Ignoto).

L’esterno del teatro, seguendo la moda neoclassica dell’attualizzazione delle architetture antiche, presenta un pronao corinzio esastilo elevato su una monumentale scalinata ai lati della quale sono due leoni bronzei con le allegorie della Tragedia dello scultore Benedetto Civiletti e della Lirica dello scultore Mario Rutelli (autore della quadriga che orna il pronao del Politeama Garibaldi, l’altro grande teatro di Palermo); in alto l’edificio è sovrastato da un’enorme cupola emisferica. L’ossatura della cupola è una struttura metallica reticolare che s’appoggia ad un sistema di rulli a consentirne gli spostamenti dovuti alle variazioni di temperatura.

L’interno è decorato e dipinto da Rocco Lentini, Ettore De Maria Bergler, Michele Cortegiani, Luigi Di Giovanni. La sala, a ferro di cavallo, con cinque ordini di palchi e galleria (loggione), può contenere circa tremiladuecento posti. La platea dispone di uno speciale soffitto mobile composto da grandi pannelli lignei affrescati (petali) e mossi da un meccanismo di gestione dell’apertura modulabile verso l’alto, che consente l’aerazione dell’intero ambiente. Il sistema permette al teatro di non necessitare di aerazione forzata per la ventilazione e la climatizzazione interna.

Nella rotonda del mezzogiorno,  si può constatare un effetto di risonanza particolarissimo, tale per cui chi si trova al centro esatto della sala ha la percezione di udire la propria voce amplificata a dismisura, mentre nel resto dell’ambiente la risonanza é tale per cui risulta impossibile comprendere dall’esterno della rotonda quanto viene detto al suo interno.

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