Le Campane Tubolari

campane tubolari

Strumento a percussione, costituito da un vaso rovesciato generalmente di metallo, ma anche di legno, di porcellana o altro materiale, che produce suono se percosso da un battaglio o da un martello.

Il battaglio può essere fissato all’interno della campana; oppure lo strumento può essere percosso da un martello manovrato direttamente dalle mani o da un meccanismo esterno.
Le campane sono classificate tra gli idiofoni, cioè strumenti nei quali il materiale solido, con il quale sono costruiti, vibra per produrre suono.
Le campane erano conosciute in Cina già prima del 2000 a.C., come anche in Egitto, nella Grecia antica e a Roma.

Sin dai primordi, vennero utilizzate come strumenti per inviare segnali, ma anche come oggetti rituali o magici, o come amuleti o come segni di riconoscimento, appesi ad esempio al collo degli animali.

L’uso delle campane nelle chiese d’Europa è testimoniato nel corso di tutto l’Alto Medioevo, e il loro apporto allo sviluppo della cultura medievale è stato fondamentale.
Le prime campane furono probabilmente costruite utilizzando una lastra di metallo; in seguito venivano fuse in bronzo.

La fusione delle campane cominciò a non essere più praticata quando presero il sopravvento campane di fogge assai più semplici, costruite con sottili lamine di metallo inserite in strutture rettangolari e chiuse con rivette.

Nell’Ottocento il processo di fusione fu nuovamente riscoperto, permettendo così di costruire campane di dimensioni sempre maggiori.

La piccola campana emisferica conosciuta nell’antichità, prodotta con processo di fusione, si sviluppò seguendo percorsi differenti.

In Oriente assunse una forma allungata, ad alveare, con pareti di spessore uniforme.

In Occidente, le campane vennero anche utilizzate all’interno degli orologi delle torri; queste venivano inizialmente percosse da martelli, ma ciò provocava non di rado la rottura del bordo.

I costruttori cominciarono così a utilizzare con maggiore frequenza battagli interni e rinforzarono i bordi con anelli metallici di maggior spessore.

A partire dal 1400 la forma caratteristica della campana occidentale si evolse fino a raggiungere un notevole grado di perfezione.

Nel corso del Cinquecento gli artigiani costruttori di campane fiamminghi erano in grado di costruirne di talmente intonate da poter essere suonate insieme ed eseguire vere e proprie composizioni musicali (Vedi Carillon).
In Italia, i più celebri fonditori di campane furono i maestri toscani, lucchesi, pisani e fiorentini. Campane di grandi dimensioni e molto antiche si trovano a Roma (che è la città che ne vanta il maggior numero al mondo) ai Musei Lateranensi, in San Pietro e nella basilica dei Santi Apostoli ; a Lucca in San Martino, a Spoleto, a Recanati, nel Duomo di Milano e in quello di Parma.
Le campane costruite in bronzo sono composte da tre parti di rame e da una di stagno, e producono un suono migliore rispetto alle altre.

Nel processo di fusione vengono utilizzate una forma d’argilla che riproduce le fattezze di quella che sarà la parte interna della campana, e un’altra forma, di materiale più denso, costruita sopra alla prima, che riprende la sagoma della parte esterna della campana. Il metallo fuso viene poi fatto colare tra le due forme; una volta raffreddato, la forma viene aperta e la parte esterna pulita e levigata. L’interno viene levigato con cura ancora maggiore, in modo da ottenere la perfetta intonazione desiderata.

La campana più grande mai costruita, la Tsar Kolokol di Mosca, fusa nel 1733, è alta 5,8 metri, ha uno spessore di 61 centimetri e pesa circa 181 tonnellate.
Il timbro di una campana deriva in parte dalle proporzioni di altezza, larghezza, spessore e dalla morfologia generale, ma il vero timbro è dato in realtà dalla sovrapposizione di numerosi timbri parziali, prodotti dalle vibrazioni delle diverse sezioni della campana stessa.

Se l’intonazione di queste è imperfetta, le campane non possono essere suonate in carillon, poiché produrrebbero aspre dissonanze.

Una piccola campana di ferro da tenere in mano fu sviluppata nell’Africa subsahariana, ed è ancor oggi parte integrante di molta musica africana. Poiché le campane da mano non hanno il battaglio, vengono percosse con martelletti; il tipico suono secco e penetrante di questi strumenti può essere ritrovato anche in alcune musiche della tradizione latino-americana.
Le campane tubolari, presenti nell’organico dell’orchestra moderna, sono composte da raggruppamenti di tubi in metallo intonati ad altezze differenti e percossi con un martelletto.

Le campanelline sono piccole campane di metallo, vuote, al cui interno è sistemata una pallina che, ruotando, colpisce le pareti e provoca la vibrazione che genera il suono.

Queste ultime morfologicamente condividono poco con le vere campane, ma possiedono una storia simile come strumenti a funzione rituale e magica.

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