Giuseppe Verdi – La Patria in Musica

gverdiIl XIX secolo fu senza dubbio caratterizzato dalla grandezza della figura di Giuseppe Verdi compositore geniale nonché uomo di grande valore che seppe trovare legami profondi e positivi con la società del suo tempo. Anche se in realtà egli non partecipò mai attivamente alla vita politica del paese nelle primissime opere si percepiscono le tensioni patriottiche del Risorgimento. Verdi fu apprezzato come uno dei più autentici rappresentanti delle idee di indipendenza e unità nazionale tuttavia è abbastanza arbitrario accostare le sue opere all’unica dimensione del patriottismo anche perché i personaggi delle sue opere raffigurano un universo psicologico e morale di portata ben più vasta. L’Italia si trovava in una fase di trasformazione e sposò con grande entusiasmo le idee di uguaglianza, solidarietà, onestà, che si erano affermati negli altri paesi europei durante il XVIII. Questi ideali divennero oggetto di narrazione epiche in tutte le opere composte durante gli anni Quaranta. Nel 1842 fu rappresentato il Nabucco un’opera ispirata alla narrazione biblica i cui contenuti suscitarono nel pubblico italiano una identificazione con gli ideali del Risorgimento, geniali furono le sue invenzioni musicali che commossero ed entusiasmarono il pubblico. Successivamente con Ernani l’autore affronta un altro grande tema della drammaturgia giovanile quello delle vicende familiari e amorose. Nel corso degli anni Quaranta Verdi alterna opere a sfondo corale e patriottico (La battaglia di Legnano, Attila, I Lombardi alla prima crociata) con drammi personali e familiari ( I due Foscari, I Masnadieri, Luisa Miller). Le forme musicali verdiani degli anni Quaranta accolgono ampiamente l’esperienza del melodramma precedente rinnovandola in alcuni aspetti essenziali. L’unità musicale non è più costituita dalla schematica successione di arie e recitativi ma in Verdi il “ pezzo chiuso” comprende un’intera azione suddivisa in quattro fasi: recitativi iniziali a dialogo fra i vari personaggi; una prima aria del protagonista detta spesso “cavatina”; una parte libera con interventi di vari personaggi o del coro; e infine un secondo intervento del protagonista detto “cabaletta” di carattere più brillante. I primi anni di carriera si conclusero con tre opere Rigoletto, Il trovatore e La traviata. In queste opere il recitativo assume talora una continuità di linee melodiche e un impegno espressivo che lo avvicina all’aria e questa a sua volta diventa meno compatta e meno formalmente rigorosa così da aderire più prontamente alla concretezza delle situazioni rappresentate. Anche nella scelta dei temi narrativi Verdi si allontana dalle convenzioni dell’epoca precedente e tocca argomenti di attualità scottante. Nel 1865 a Parigi furono rappresentati i Vespri Siciliani che insieme al Simon Boccanera e all’Aida tendono a far propri alcuni aspetti del grand – opéra, con maggiore articolazione delle trame narrative, aumento del numero dei personaggi, grandi insiemi collettivi e di massa, episodi coreografici, scenografie più sontuose e cura particolare dell’orchestra. Dopo il Ballo in maschera presentato a Roma nel 1859 Verdi assume un atteggiamento più critico nei confronti del suo stesso ambiente professionale al punto che per oltre trent’anni le prime delle sue opere non furono rappresentate in Italia, La forza del destino fu eseguita a Pietroburgo, Don Carlos a Parigi e Aida al Cairo. Nel 1874 scrisse la Messa da requiem che gli fu ispirata dalla morte di Alessandro Manzoni al quale si sentì profondamente unito da forti vincoli ideali legati ai principi del primo romanticismo. In età ormai venerabile Verdi si lasciò ancora una volta sedurre dalle opere di William Shakespear compose quindi Otello e Falstaff. In entrambi i casi si servì come librettista di Arrigo Boito. In queste opere egli dimostra di saper cogliere le sottigliezze armoniche e le raffinatezze strumentali delle orchestre del suo tempo e renderle funzionali al suo mondo espressivo, inoltre riorganizza le proprie forme drammaturgico – musicali in una nuova maniera, tracce di arie, duetti e concertati si intravedono ancora nei suoi ultimi melodrammi, ma le cuciture tra un episodio e un altro avvengono non più con una forma chiusa ma attraverso una forma fluida e ben adattabile alla narrazione.

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